Buscar

Prévia do material em texto

il suicidio perfetto
la mossa del cartomante
tre cadaveri sotto la neve
franco matteucci
tre indagini
per l’ispettore
santoni
3 romanzi
in 1
hanno scritto
di franco matteucci:
«un romanzo che cattura, 
che squarcia un velo sui vizi 
e sui segreti di una piccola 
comunità di provincia, che 
appassiona e intriga, che si 
nutre di indizi che il disgelo 
potrebbe cancellare.» 
mauro castelli, 
il sole 24 ore
«È nel saper cogliere 
il valore non superficiale 
dei dettagli, che matteucci, 
giovandosi della concretezza 
imposta dal giallo, trova la 
sua cifra narrativa 
più convincente.»
giorgio montefoschi, 
corriere della sera
le indagini 
dell’ispettore 
più amato 
dagli italiani
marzio santoni, ispettore di po-
lizia a valdiluce, ha un grande 
fiuto. affascinante ma schivo, 
È anche uno sciatore provetto 
che preferisce trascorrere il 
tempo libero in mezzo ai boschi 
piuttosto che al caldo dei rifugi.
Lupo bianco, così lo chiamano tutti 
per via di un olfatto fuori dal comu-
ne, ha un passato di indagini da pri-
ma pagina, ma da quando è tornato 
in provincia è costretto a occuparsi di 
insignificanti inchieste locali. Meglio 
non abbassare mai la guardia, però, 
perché il delitto perfetto potrebbe 
essere dietro l’angolo… In questi tre 
romanzi, riuniti in un unico volume 
per la prima volta, l’ispettore Santo-
ni dovrà capire come e perché una 
donna attraente ed enigmatica come 
Elisabetta, venuta a Valdiluce con le 
amiche per rilassarsi, sia stata uccisa 
nella sua stanza d’albergo; se l’in-
cendio che ha provocato la morte del-
la sarta Marietta Lack sia il primo di 
un efferato serial killer; se la valanga 
che lo ha travolto e da cui è scampato 
per miracolo sia stata provocata da 
qualcuno intenzionato a farlo fuori…
Autore e regista televisivo, vive e la-
vora a Roma. Ha scritto i romanzi La 
neve rossa (premio Crotone opera pri-
ma), Il visionario (finalista al premio 
Strega, premio Cesare Pavese e pre-
mio Scanno), Festa al blu di Prussia 
(premio Procida Isola di Arturo – Elsa 
Morante), Il profumo della neve (fina-
lista al premio Strega), Lo show della 
farfalla (finalista al Premio Viareggio 
Rèpaci). È autore della serie di gialli 
di grande successo che ha per prota-
gonista l’ispettore Marzio Santoni: la 
Newton Compton ha pubblicato anche 
Lo strano caso dell’orso ucciso nel bo-
sco e Delitto con Inganno. I suoi libri 
sono stati tradotti in diversi Paesi.
Franco Matteucci
tre indagini per 
l’ispettore santoni
Progetto grafico: Sebastiano Barcaroli
Foto: © Lee Avison / Trevillion Images
Foto dell’autore: © Muriel Oasi
www.newtoncompton.com
Dello stesso autore:
franco matteucci
un autore finalista
al premio strega newtoncompton editori
franco 
matteucci
tre
indagini per
l’ispettore
santoni
il suicidio
perfetto
la mossa del
cartomante
tre cadaveri
sotto la neve
3 romanzi in 1
newton
compton 
editori
isbn 978-88-227-0249-4
il suicidio perfetto
la mossa del cartomante
tre cadaveri sotto la neve
franco matteucci
tre indagini
per l’ispettore
santoni
3 romanzi
in 1
hanno scritto
di franco matteucci:
«un romanzo che cattura, 
che squarcia un velo sui vizi 
e sui segreti di una piccola 
comunità di provincia, che 
appassiona e intriga, che si 
nutre di indizi che il disgelo 
potrebbe cancellare.» 
mauro castelli, 
il sole 24 ore
«È nel saper cogliere 
il valore non superficiale 
dei dettagli, che matteucci, 
giovandosi della concretezza 
imposta dal giallo, trova la 
sua cifra narrativa 
più convincente.»
giorgio montefoschi, 
corriere della sera
le indagini 
dell’ispettore 
più amato 
dagli italiani
marzio santoni, ispettore di po-
lizia a valdiluce, ha un grande 
fiuto. affascinante ma schivo, 
È anche uno sciatore provetto 
che preferisce trascorrere il 
tempo libero in mezzo ai boschi 
piuttosto che al caldo dei rifugi.
Lupo bianco, così lo chiamano tutti 
per via di un olfatto fuori dal comu-
ne, ha un passato di indagini da pri-
ma pagina, ma da quando è tornato 
in provincia è costretto a occuparsi di 
insignificanti inchieste locali. Meglio 
non abbassare mai la guardia, però, 
perché il delitto perfetto potrebbe 
essere dietro l’angolo… In questi tre 
romanzi, riuniti in un unico volume 
per la prima volta, l’ispettore Santo-
ni dovrà capire come e perché una 
donna attraente ed enigmatica come 
Elisabetta, venuta a Valdiluce con le 
amiche per rilassarsi, sia stata uccisa 
nella sua stanza d’albergo; se l’in-
cendio che ha provocato la morte del-
la sarta Marietta Lack sia il primo di 
un efferato serial killer; se la valanga 
che lo ha travolto e da cui è scampato 
per miracolo sia stata provocata da 
qualcuno intenzionato a farlo fuori…
Autore e regista televisivo, vive e la-
vora a Roma. Ha scritto i romanzi La 
neve rossa (premio Crotone opera pri-
ma), Il visionario (finalista al premio 
Strega, premio Cesare Pavese e pre-
mio Scanno), Festa al blu di Prussia 
(premio Procida Isola di Arturo – Elsa 
Morante), Il profumo della neve (fina-
lista al premio Strega), Lo show della 
farfalla (finalista al Premio Viareggio 
Rèpaci). È autore della serie di gialli 
di grande successo che ha per prota-
gonista l’ispettore Marzio Santoni: la 
Newton Compton ha pubblicato anche 
Lo strano caso dell’orso ucciso nel bo-
sco e Delitto con Inganno. I suoi libri 
sono stati tradotti in diversi Paesi.
Franco Matteucci
tre indagini per 
l’ispettore santoni
Progetto grafico: Sebastiano Barcaroli
Foto: © Lee Avison / Trevillion Images
Foto dell’autore: © Muriel Oasi
www.newtoncompton.com
Dello stesso autore:
franco matteucci
un autore finalista
al premio strega newtoncompton editori
franco 
matteucci
tre
indagini per
l’ispettore
santoni
il suicidio
perfetto
la mossa del
cartomante
tre cadaveri
sotto la neve
3 romanzi in 1
newton
compton 
editori
isbn 978-88-227-0249-4
64
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 3 14/06/16 16:01
Franco Matteucci
Tre indagini 
per l’ispettore Santoni
Il suicidio perfetto
La mossa del cartomante
Tre cadaveri sotto la neve
Newton Compton editori
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 5 14/06/16 16:01
Il suicidio perfetto
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 7 14/06/16 16:01
Un ringraziamento speciale a Giusi Sorvillo e Claudio Giustini.
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 8 14/06/16 16:01
Capitolo 1
Lupo bianco scalò il pendio con la sua Vespa. Scarburò gas in-
quinanti, smarmittò fumi alcolici, cambiò sul manubrio grasso di 
grasso la quarta in terza, la terza in seconda. Si sparò in faccia il 
vento freddo. Di schiaffi ne aveva presi fin da piccolo, ma quelli 
erano i più belli. Manate di ghiaccio a ritmo di rock. 
Lupo bianco, nato in un cesto di tramontana, con la brina nel 
sangue, ne aveva mangiata di neve. Sverginata anche, rispettata 
sempre, quando da bambino infilava gli scarponi nelle orme già 
fatte, per non sciuparla. Adesso gli mancava. Da almeno cento 
anni non si era visto a Valdiluce un febbraio così strambo. Di notte 
meno tre, di giorno più venti. Sulla strada era adagiata una sfoglia 
di galaverna che dava l’illusione della neve. 
Lanciò al massimo la Vespa. Attraversò il ponte. La nebbia era in-
gabbiata come una balla di cotone. Su quei tornanti aveva trascorso 
la vita, a piedi spesso, con dei fogli di giornale infilati sotto la camicia 
per proteggersi dal vento. Occhi azzurri, capelli biondi sciolti, faz-
zoletto rosso al collo, maglione grezzo, pantaloni di velluto. Lupo 
bianco guidava a mani nude. Forti, sicure, educate. Chiunque ci 
si sarebbe affidato: un bambino, una donna, un vecchio. Quelle 
stesse mani potevano anche diventare arma pericolosa, abituate 
com’erano a lavorar d’ascia, scalare le pareti, sciare, smuovere le 
montagne. Atletico, con quell’aria ecologica, aveva avuto molte 
donne, tutte volanti, relazioni provvisorie. 
Ma da pochi giorni aveva conosciuto lei, Elisabetta, e c’era stato 
un principio d’amore. Intimità insolita per Lupo bianco, abituato 
com’era fin dabambino a trattenere i sentimenti. Elisa, la madre 
10 IL SuICIDIO pErFEttO
d’indole mesta, aveva trascorso una vita in pantofole, attaccata alla 
stufa e alla chiesa. Alfonso, il padre, sempre a spaccare il bosco. 
uomo solitario, il toscano tra i baffi. In quella esistenza prussiana, 
dalle regole ferree, non c’era mai stato un rilassamento, un colpo 
di calore. 
Elisabetta lo aveva sciolto come cioccolato caldo. Con lei poteva 
immergersi, spargersi, offrirsi. Mentre andava in Vespa, ripassò 
i frammenti di qualche ora prima. Elisabetta nuda, bianca come 
l’assoluto. Le sue cosce, il bacino, le labbra in voli appiccicati. I 
capelli spalmati sulle mani o sulle gote o sul cuscino. A spiare gli 
occhi socchiusi. un ricordo che ciondolava come un ninnolo sul 
manubrio della Vespa. Elisabetta sarebbe partita tra poco con 
l’autobus, per tornare al suo paese, Vissone sul mare. Finita la 
settimana bianca. un soffio di tristezza, ma non sarebbe stato un 
bacio d’addio, si erano impegnati di vedersi ancora.
Lupo bianco si chinò spericolato; terza, seconda, prima, il motore 
ruggiva, spaccava il silenzio di quelle curve solitarie, lastricate da 
antiche circonferenze. Il sole si era tolto il passamontagna. Spicchi 
di luce entravano nel bosco come da una tapparella socchiusa. Dik, 
il setter irlandese di Osvaldo, sbucò dalle frasche. per un lungo 
tratto costeggiò la strada, con il suo manto fulvo, nel vento, a fare 
a gara con lo scooter. Spavaldo, s’infilò nel bosco e scomparve. 
Lupo bianco rasentò la chiesetta. Sulla porta illuminata dalle can-
dele, don Sergio si stagliava come un santino. Grosso prete, barba 
lunghissima fino a toccar terra. Accoglieva gli albergatori devoti 
alla prima messa, per raccomandarsi al Signore.
«Fai cadere la neve, ti prego, o Dio». 
Sulla strada verso la piazza, un gruppo di sciatori smaniava nel 
fango con scarponi gialli, rossi, bianchi. Cinghiali infuriati, in at-
tesa del bollettino meteo. Sole, sole, sole. Avrebbe sciolto la neve 
sparata nella notte con i cannoni. Le uniche felici erano quattro 
giovani donne, tutte ammogliate, Elisabetta, il “principio d’amore” 
di Lupo bianco, e le amiche Flaminia, Angela e Stefania. Avevano 
vinto un soggiorno premio al residence Il bucaneve di Valdiluce. 
una settimana spesa ad abbronzarsi in bikini sui terrazzi dei rifugi, 
tra corteggiamenti e sciroppi di lampone. Meglio che una vacanza 
a Miami. 
terza, seconda, prima, colpetto di freno, gas. Lupo bianco sfiorò 
l’ambulatorio. Il medico condotto ugo Lanzetti aveva steso ad 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 10 14/06/16 16:01
11CApItOLO 1
asciugare i suoi ultimi dipinti, una sequenza di panorami inne-
vati che dondolavano come diapositive. Sulla piazza, il pullman 
sembrava un bruco azzurro. Mentina, l’autista, stava succhiando 
una caramella, forse per mascherare il Ginpin, il liquore tipico 
del posto. Il motore acceso. Dal tubo di scappamento esalava 
una nuvola grigia. Mancavano pochi minuti alla partenza. Dentro 
l’autobus, incorniciati dai finestrini come quadri, i volti di Mariet-
ta, la maestra che insegnava a rocalta, frazione a sei chilometri, 
Francesca, bidella dell’istituto tecnico di Valstura, Giuseppe, 
pendolare in fabbrica, la terribile Morena, capelli irrequieti e 
sguardo di falce, infermiera all’ospedale di Vicosauro. Sornioni 
come gatti in gabbia, soppesavano i fatti, per ingegnare qualche 
pettegolezzo.
«Che ci faceva Lupo bianco a quell’ora, con la Vespa, alla partenza 
del bus?». 
Lui panoramicò lentamente sulla piazza, analizzò con lo sguardo 
ogni millimetro di spazio, sui muri, sulle insegne dei locali, sull’a-
bete spruzzato di neve artificiale come una beffa. Inquadrò ogni 
angolo, sviluppò, ingrandì i pixel, dilatò le narici, inspirò: nessun 
segnale del corpo di Elisabetta. In quei giorni aveva percepito 
un’unica fragranza, un po’ contadina, agreste, la sua nudità odorava 
di frumento. Ma dov’era Elisabetta? E le sue amiche? Mancavano 
tutte all’appello. 
«Mentina, non sono arrivate quattro ragazze che stamani dovevano 
prendere la corriera?»
«Vedi quello che vedi, abbiamo sempre la stessa merce».
«Saranno in ritardo…».
«Ormai è l’ora. parto».
«Aspetta un minuto».
«un minuto e vado. peggio per loro».
In quell’attimo, mentre tutto sembrava sciogliersi al sole, nel 
profumo di resina che affiorava dagli abeti, squillò il telefonino di 
Lupo bianco. Fu come se una collana di perle si spezzasse e ogni 
piccola sfera precipitasse in giro. una voce concitata gli urlò la 
tragedia, lo implorò di far presto, di correre al Bucaneve. Lupo 
bianco tornò a essere quello che era: l’ispettore Marzio Santoni, 
responsabile del posto di pubblica sicurezza di Valdiluce.
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 11 14/06/16 16:01
12 il suicidio perfetto
Capitolo 2
lo scooter strepitava imballato. troppo lento per la fretta che 
aveva in corpo. l’ispettore Marzio santoni detto lupo Bianco si 
vedeva congelato nel panorama, quasi immobile. per raggiungere il 
residence avrebbe fatto prima a piedi, per le scorciatoie. Appoggiò 
la Vespa a un muretto e corse feroce. le suole delle scarpe alzava-
no terra e foglie. i capelli biondi cavalcavano il cielo che si stava 
facendo più azzurro. un animale. calcolava il percorso più veloce, 
le distanze, la pendenza, il terreno scivoloso, le fratte, l’abetina 
bassa: ostacoli che evitava. le immagini gli luccicavano disegnate, 
quasi che un navigatore gli segnasse la via. frecce, angoli, curve, 
diritture. rimbalzavano in testa le parole concitate di Agostino 
uberti, il custode del residence.
«corri, corri, è una tragedia!».
elisabetta occupava un appartamento con le tre amiche. conside-
rando che gli ospiti, con quella penuria di neve, erano pochissimi, era 
tutto prevedibile. inutile illudersi. la troppa felicità di quei giorni, il 
principio d’amore, dovevano per forza essere castigati? 
sotto il sole dilagavano le esalazioni di resina, avvolte da una 
leggera nebbia. un odore che avrebbe potuto uccidere, dicevano 
i vecchi. si erano trovate delle volpi morte, senza un apparente 
motivo. 
Marzio santoni riusciva a percepire i profumi in qualsiasi condi-
zione, a separarli, distinguerli. Marcio dalle foglie, terra muschiata. 
una dote. sbucò dalla foresta di faggi. il residence sembrava un 
castello maledetto, le pietre grigie, il tetto verde rame, la torretta. 
Nella pupilla azzurra di lupo bianco s’installò il frammento di un 
moscerino che ronzava nel cielo. lontanissimo. un punto e virgola. 
il falco trogolo, “il vascello fantasma”, la maledizione di Valdiluce. 
ciottolava con la catena appesa alla zampa. una storia arcaica. 
leopoldo, il macellaio, aveva esposto come attrazione davanti 
al suo negozio un falco. fu un grande successo. la gente di città 
veniva a vedere il rapace, si divertiva a incitarlo. trogolo trascorreva 
il giorno a lacerarsi la zampa per cercare di fuggire; la notte, nel 
silenzio, recuperava le forze, poi dall’alba riprendeva il supplizio. 
e con le ali aperte, nel breve spazio che la catena gli consentiva, 
sollevava polvere e sangue. finché un giorno, il filo si spezzò. da 
13CApItOLO 2
non crederci. Il falco volò nel cielo con quell’avanzo di prigione 
attaccato alla zampa. A ogni colpo d’ala risuonava come un carretto 
sgangherato. Il falco trogolo. un presagio infausto. 
Marzio aumentò il passo, in salita, inclinato contro la forza di 
gravità; sembrava fosse lui a imprimere il movimento di rotazione 
al pianeta terra. Dalla bocca sparava fiato appannato. Con il naso 
braccava gli odori. uno, in particolare, più procedeva e più aumen-
tava. Sopravanzava qualsiasi altro. Infido e sottile. Gas metano. Da 
stare male. Accese lo spavento. Agostino, occhi spiritati, tossiva 
le parole. 
«Ispettore, c’è stata una fuga di gas, è successo qualcosa di tre-
mendo!». 
«Dove?»
«Appartamento 12». 
«Chi c’è dentro?»
«Le quattro ragazze».
Marzio avvolse intorno alla bocca il fazzoletto rosso che teneva 
sempre al collo. Agostino loseguiva completamente imbambolato, 
piangeva, singhiozzava, batteva i pugni contro il muro. 
«Sbrigati, stacca la luce».
«Già fatto».
L’appartamento 12 era chiuso. Agostino tentò di aprire la porta 
usando il suo passepartout, ma gli tremavano le mani, non riusci-
va a infilarlo nella serratura. Con una spallata Marzio scaraventò 
giù l’uscio. Buio. Navigò nel gas mischiato a un caldo soffocante. 
Avrebbe voluto sussurrare il nome di Elisabetta, sentire la sua 
voce, scoprirla ancora viva, ma non lo fece. Con un filo di speran-
za aprì la finestra, la luce si spappolò dentro la stanza e illuminò 
una scena spietata: su ciascun letto giacevano Stefania, Flaminia, 
Angela, composte, bambole addormentate. Elisabetta sbarrata su 
un fotogramma che non le rendeva giustizia. una smorfia, occhi 
sgomenti, capelli imbrogliati da un disordine che lei non avrebbe 
tollerato. Marzio la fissò con strazio. Non restava nulla della sua 
bellezza. Volata via. un fardello immoto. 
L’ispettore Santoni provò a guardarla con distacco professionale, 
come se dovesse cancellare d’un tratto l’emozione. Impossibile. 
Ferito a morte, in trappola. Braccato dai cani. una freccia avvele-
nata percorse le vene, trafisse i muscoli impietriti e infine raggiunse 
l’inguine. rabbia da farneticare. Marzio strinse nel pugno il film di 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 13 14/06/16 16:01
14 IL SuICIDIO pErFEttO
quei giorni. Il volto dolce, sorridente di Elisabetta. I loro incontri. 
L’ultimo bacio melodioso. Sulle labbra raccoglieva l’incanto del suo 
corpo. Marzio stritolò il racconto tra le dita. un delirio. Forse era 
colpa del gas che continuava a fuoriuscire. Stava perdendo i sensi. 
In ginocchio raggiunse la cucina. Controllò i pomelli, tutti aperti. 
Non li chiuse per paura di cancellare qualche impronta, la scena del 
crimine andava conservata intatta. Cercò il rubinetto centrale del 
gas. Era aperto. Da lì partiva il sibilo velenoso, la bocca del drago, il 
fiato della morte. Slacciò il fazzoletto rosso dalla bocca, lo arrotolò 
su una mano, per non lasciare tracce. Serrò con forza la manopola 
di ferro, quasi che con quel gesto si potessero far tornare in vita le 
quattro donne. Gli sfuggì una goccia di sudore, poteva essere una 
lacrima, volò nella luce, l’afferrò, l’asciugò sui pantaloni di velluto. 
«Ispettore. Si sente male?».
Agostino lo fissava con gli occhi morbosi, come se cercasse di met-
tere a nudo il turbamento di Marzio. Lui tornò a essere l’ispettore. 
Brusco, lo allontanò dall’appartamento: «Esci immediatamente. 
Aspetta fuori».
Capitolo 3
Adesso che il gas defluiva dall’appartamento, Marzio capì di 
trovarsi di fronte a una sciagura. Si tolse dalla mano il fazzoletto 
rosso. Lo legò sulla fronte. un apache dolente. provò a osservare 
la realtà come se non gli appartenesse. Era indispensabile dissot-
terrare gli strumenti dell’indagine investigativa, arrugginiti dagli 
anni trascorsi a Valdiluce. 
Marzio aveva avuto un passato importante, come detective. Da 
ragazzo era entrato nel gruppo sportivo della polizia. Con successo. 
Vinti molti trofei, soprattutto in discesa libera e slalom, a ventitré 
anni aveva deciso di rimanere in pubblica sicurezza. Alla scuola 
superiore si era applicato con profitto, un lungo tirocinio presso le 
squadre mobili di numerose città dove aveva seguito casi sempre 
più complessi. 
Il poliziotto Marzio Santoni praticava uno stile d’indagine incon-
sueto: usava al minimo gli strumenti di laboratorio, poco o niente 
dna e obitorio, molti passi fatti nella mente, camminate naturali, di 
scarpone, soppesate nel dettaglio. Lunghezza giusta, mai appros-
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 14 14/06/16 16:01
15CApItOLO 3
simativa, eseguita con perfezione matematica, un procedere che 
esprimeva la stessa potenza sia in pianura che in salita. Inesorabile 
sino alla vetta. 
Bio-detective, non devastava i campi, avanzava sottile, educato, 
arrivando sempre alla soluzione del caso. percepiva gli odori con 
la sensibilità di un animale selvatico. Diffidente e misterioso, aveva 
più tane di una volpe. Nessuno sapeva della sua vita privata. Anche 
i colleghi lo chiamavano Lupo bianco, il soprannome che si era 
portato dietro fin da bambino. 
Ma un giorno, all’improvviso, l’orologio su cui regolava l’esistenza 
perse la bussola. Marzio capì che dentro la città era chiuso in un 
palmo di cielo, le nubi rintanate dietro i tetti apparivano a tradi-
mento, il sole non sorgeva o calava in un luogo preciso. Fu allora 
che scattò il richiamo brado. Doveva tornare sulle sue vette, cogliere 
lo spazio infinito, riprendersi l’indole del lupo. rinunciando anche 
a una brillante carriera. Grazie all’appoggio del supercapo della 
polizia Soprani, riuscì a farsi nominare ispettore responsabile del 
piccolo posto di pubblica sicurezza di Valdiluce. Con Soprani 
aveva instaurato un rapporto di confidenza. Erano spesso andati 
a sciare insieme. Il supercapo aveva agevolato quel trasferimento 
per tenere sempre a portata di mano Marzio, il miglior maestro di 
sci della polizia. 
A trentatré anni ne aveva viste di porcherie, conosciuto il marcio, la 
violenza, il conflitto a fuoco, ma mai e poi mai avrebbe immaginato 
di potersi trovare di fronte a un caso così sconvolgente. 
Quattro donne decedute. Insieme. A Valdiluce. Nell’appartamento 
12 del Bucaneve era caduto un silenzio assoluto, come se la morte 
avesse assorbito tutti i rumori. Avvolto nell’ovatta, intossicato 
dal gas e dall’emozione, Marzio riprese ad analizzare l’ambiente. 
Sembrava che Elisabetta durante la notte avesse smaniato per il 
caldo. Le coperte erano sottosopra, dalle lenzuola sbucava un seno 
nudo. Indossava i calzettoni che le aveva regalato Lupo bianco. Il 
suo maglione rosa giaceva abbandonato sul pavimento. un’altra 
insufficienza. 
La morte non aveva rispettato la sua maniacale perfezione nei 
dettagli. una piega fuori posto metteva a soqquadro la mente di 
Elisabetta. Casalinga irriducibile. Marzio aveva cercato di trattener-
la, ma lei si era impadronita della sua casa. Aveva riordinato tutti i 
cassetti, lavato e stirato le camicie. E adesso se la ritrovava priva di 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 15 14/06/16 16:01
16 IL SuICIDIO pErFEttO
vita, inerme, inutile, in quel letto piccolo di bambina. Le mani senza 
forza, spampanate, come fiori bianchi. Marzio si avvicinò, la toccò 
sul collo. un gelo diverso, più di una malattia. un’immaginazione 
interrotta. per sempre.
Le altre tre donne, Flaminia, Angela, Stefania, anch’esse morte. 
A prima vista un suicidio, se fosse capitato per qualche motivo 
accidentale non avrebbe trovato tutte e tre le ragazze allungate 
nel letto, adagiate come ad attendere una volontà. Solo Elisabetta 
appariva meno accondiscendente, forse aveva tentato una reazio-
ne. per non morire. un omicidio con il metano della cucina non 
era plausibile, l’odore troppo forte avrebbe spinto chiunque ad 
accorgersene, sicuramente qualcuna avrebbe chiuso il rubinetto 
o lanciato l’allarme.
I passi delicati sul pavimento del residence annunciarono l’arrivo 
di Kristal, il collaboratore più stretto di Marzio. Vestito di tutto 
punto, con i suoi mocassini neri ricordava più un incaricato delle 
pompe funebri che un poliziotto. 
«Ispettore, che dobbiamo fare?». 
Era pallidissimo. tremava impaurito. Sembrava fosse la prima 
volta che vedeva un morto. 
«Si contenga, Kristal. Si organizzi, invece, per ricevere i colleghi 
e per evitare che qualcuno entri». 
Da lì a poco sarebbe scoccato un caos insostenibile, le televisioni, 
i curiosi, altri investigatori, la scientifica, il supercapo Soprani. 
Il dottor Lanzetti, il medico condotto di Valdiluce, entrò titubante, 
odorava di vernice e acquaragia, per il suo hobby di pittore. Chi 
poteva non emozionarsi di fronte a quattro donne morte?
«Non è possibile, così giovani e belle…». 
Si fece il segno della croce per lo sgomento, non riusciva a usare 
lo stetoscopio, si spostava da un corpoall’altro con irruenza. 
Sudava. Le mani pelose correvano a cercare qualche indizio, un 
respiro, un occhio ancora velato di vita. Fissò Marzio con uno 
sguardo ingrigito. 
«Ispettore, sono tutte morte. L’evidenza fa pensare che sia stato il 
gas metano. L’estremità cianotiche. Asfissia per mancata ossigena-
zione dei tessuti. Non ci sono tracce di violenza, se non sulla ragazza 
bionda». 
«Si chiamava Elisabetta».
«Ha un ematoma sul polso sinistro». 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 16 14/06/16 16:01
17CApItOLO 3
Cosa poteva essere successo? Nel pomeriggio avevano fatto l’a-
more con passione, ma senza trascendere. Alle diciotto e trenta, 
Elisabetta era uscita intatta da casa di Marzio, senza segni evidenti 
sul corpo. Le doveva essere accaduto qualcosa nel tragitto da casa 
sua fino al pino rosso, il bar dove aveva appuntamento con le amiche 
per festeggiare l’addio alla settimana bianca. Quella striscia blu sul 
polso imbrogliava la situazione. poteva essere la conseguenza di un 
alterco, una questione con Angela, Stefania, Flaminia. La serata si 
era complicata, come spesso accade, una parola tira l’altra, fino alla 
baruffa. un’aggressione? Strano però, visto che erano così amiche. 
Angela, Stefania, Flaminia sorprese dalla morte nel sonno, mentre 
Elisabetta sembrava non essersi rassegnata, cosciente che le stava 
accadendo qualcosa di tragico. Gli occhi sbarrati, i capelli scompo-
sti, il corpo disteso in una posizione contratta, il segno sul braccio. 
Lanzetti stava esaminando con cura il polso sinistro, abbandonato, 
inerme, come il ramo di un albero caduto sotto il peso della neve.
«A prima vista sembra un livido provocato da una mano che ha 
stretto con violenza il polso di Elisabetta. È come un braccialetto 
blu. una persona l’ha afferrata con forza, ma non ha rotto nulla, 
solo un ematoma».
«una mano di uomo o di donna?»
« probabilmente quella di un uomo. Comunque una mano gran-
de».
«Com’è possibile che tre donne siano morte tranquille ed Elisa-
betta mostri segnali di reazione? Cosa ne pensa dottore? Si sono 
suicidate?»
«Non saprei darle una risposta. Forse Elisabetta ha lottato più 
delle altre contro il gas, si è svegliata, ha cercato di alzarsi, ma era 
troppo tardi. È ricaduta sul letto in questa posizione diversa».
«E il livido sul polso?».
Il dottor Lanzetti non era abituato a inseguire le orme di un indi-
zio. Dispiaciuto di non sapersi rendere utile come aveva visto fare 
nei film gialli, non si sentiva a suo agio nei panni del medico legale. 
«Spero che riesca a chiarire tutti i dubbi, io non posso aiutarla 
di più. L’unica certezza è che tutte e quattro sono decedute, di 
questo garantisco. Come l’ematoma sul polso sinistro. È certo. 
Ante mortem». 
Nell’appartamento si era ormai dissolta l’esalazione di gas e 
avanzava un altro odore, altrettanto preciso e pungente. Marzio 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 17 14/06/16 16:01
18 IL SuICIDIO pErFEttO
si avvicinò al corpo di Elisabetta. Con garbo aspirò l’aria che la 
circondava. Odorava di Ginpin mischiato a vino rosso. Vomito e 
sbornia.
«Dottore, senta qua».
Lanzetti si accostò al corpo della donna, poi fiutò Angela, Stefa-
nia, Flaminia.
«Alcol! ubriache fradice, come spugne». 
«Forse per questo hanno combinato qualche cazzata».
«probabile».
Entrò trafelato Kristal.
«Venga, venga dottore, Agostino uberti si è sentito male!». 
pallido, accasciato su una sedia, fiatava con affanno, i gesti scon-
clusionati, ripeteva ossessivo: «Che disastro, che sciagura». Vista 
la sua situazione psicologica, il trauma doveva essere fortissimo. 
Agostino non era mai stato normale, fin dalla nascita; a sedici anni, 
poi, aveva subito un gravissimo incidente di sci. Durante una discesa 
libera era andato fuori pista, piombando diretto su una roccia che 
spuntava dalla neve. Nonostante si fosse ferito alla testa, con una 
forza eccezionale era riuscito a rimettersi in piedi, a continuare 
la gara e a tagliare il traguardo. Dopo, crollò svenuto, e precipitò 
in un coma profondo per mesi e mesi. Ne uscì ulteriormente me-
nomato nell’intelletto e con un’orrida cicatrice sulla testa. Era il 
“mattarello” di Valdiluce.
«portatelo a casa sua. tra un po’ ci sarà una grande baraonda». 
Il dottor Lanzetti e Kristal si occuparono di Agostino. Marzio 
iniziò a fare una perquisizione sommaria in attesa che arrivassero i 
grandi cervelli dalla capitale. tutto perfetto. Le valigie pronte per la 
partenza, i pacchetti e i pacchettini confezionati con carta da regalo, 
la stanza pronta e pulita, le stoviglie ordinate. perlustrando a fondo 
il lavandino, trovò dei frammenti di spinacio. Lo considerò un fatto 
insolito. Elisabetta, assistente del grande cuoco Franz Binetti, era 
l’unica che cucinava. Bravissima, aveva preparato al volo in casa 
di Marzio tagliatelle ai funghi porcini, rollè di coniglio e crostata 
di visciole. In più era ossessionata dall’igiene. L’ispettore ci aveva 
scherzato sopra.
«Saresti una moglie terribile, con te mi sembrerebbe di essere 
ospite in una clinica».
«E tu vivi come un porcello, tieni la casa così sporca che ti dovresti 
vergognare».
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 18 14/06/16 16:01
19CApItOLO 3
Aveva lindato ogni stoviglia, una cucina che era uno specchio. 
«Odio che qualcosa sia sporco. È come un segno che mi rimane 
nella coscienza».
Curioso immaginare che Elisabetta avesse dimenticato questi pez-
zetti di spinacio. Doveva essere accaduto qualcosa. D’improvviso. 
Adesso che l’aria di fuori aveva preso il sopravvento, Lupo 
bianco iniziò a far lavorare il cervello. I pochi indizi portavano 
al suicidio, ma come era possibile che tutte e quattro le donne 
avessero deciso insieme di togliersi la vita? Nessuna che si fosse 
opposta. Elisabetta aveva mostrato segni di contrasto, solo il suo 
fotogramma conteneva imperfezioni e quei graffi da chiarire. 
Forse aveva ragione il medico: Elisabetta si era svegliata per 
le esalazioni, aveva reagito. Ma l’ematoma al polso? Si poteva 
immaginare anche che una delle ragazze avesse deciso di aprire 
il gas, erano tutte ubriache, nessuna si era accorta di quello che 
stava succedendo. Obnubilate, con i sensi persi, potevano aver 
pensato che l’effetto del Ginpin mischiato al cibo, alla stanchezza, 
creasse quello strano disorientamento, tanto da non allarmarsi. 
Così erano morte nel dormiveglia, stordite. 
Elisabetta invece aveva reagito, cercando di chiudere il rubinetto 
del gas. C’era stata una colluttazione, una delle tre donne le aveva 
stretto il polso fino a farle male, per impedire che chiudesse la 
maniglia centrale del gas. In quella stratosfera senza peso, dove 
il veleno stava prendendo il sopravvento, non c’era scampo. Ma 
come mai le altre tre donne erano composte a letto? Smentiva il 
fatto che una di loro avesse bloccato Elisabetta. Il dottor Lanzetti 
aveva confermato che la presa sul polso non poteva essere quella 
di una donna. un uomo, allora? Che sarebbe penetrato nell’appar-
tamento? Kristal rientrò all’improvviso, pallido, lo stress ne aveva 
divorato la magrezza. tremolante. Con un ciuffo di capelli che lo 
rendeva molto Stan Laurel.
«Ispettore, mi è venuto un dubbio. E se non fosse un suicidio, né 
un incidente o…?»
«Ovvero… Kristal, la dica la parola che sembra quasi una be-
stemmia».
«Non so, lei crede che sia possibile un…?»
«…Omicidio! Finché non viene smentito dai fatti è sempre 
plausibile, soprattutto quando c’è di mezzo la morte di qualcuno».
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 19 14/06/16 16:01
20 IL SuICIDIO pErFEttO
L’assistente Kristal si appoggiò al lavandino, in preda a conati di 
vomito. Marzio lo bloccò.
«La prego, con le sue impronte scombina il territorio. Vada in un 
altro bagno del residence. Forza…».
Kristal visto di spalle dava ancora meno affidamento, traballava 
come un ubriaco, si appoggiava al muro, pareva che da un momento 
all’altro potesse perdere i sensi.
Marzio osservò l’appartamento 12, il sole avevainondato l’am-
biente, c’era qualcosa di religioso in quei raggi misti alla nebbiolina 
che si era formata sui corpi. L’energia luminosa scriveva un suo 
percorso, solida quasi, mentre sullo sfondo la finestra trasmetteva 
il bosco di faggi. Ingiusto che Angela, Stefania, Flaminia, Elisabetta 
avessero dovuto troncare così la loro bellissima vacanza a Valdiluce. 
I ricordi deviavano dal percorso. Non era facile dimenticare, 
Marzio riprese il bandolo della matassa, ma più procedeva, più si 
dipanava.
Ammettendo che si fossero suicidate tutte e quattro, consenzienti, 
in un atto collettivo di follia, era strano che in quei giorni Lupo 
bianco non avesse notato negli occhi delle quattro ragazze l’infelicità 
di un profondo malessere esistenziale. La sua Elisabetta mordeva 
la vita, assorbiva la luce, gli odori, la passione. Viveva in sincrono 
con l’universo.
«Luna calante, bisogna preparare le tagliatelle, vengono più 
docili». 
Elisabetta ondeggiando stese la pasta, il sedere si svestì magnifico.
«Vedi com’è facile! L’impasto è meno arrogante. Il mattarello 
viaggia come una Ferrari». 
Marzio le si avvicinò. L’accarezzò con un bacio sulla guancia. Lei 
lo spolverò di farina bianca.
«un po’ di neve per far felice il mio bambino». 
Spianò una quantità impressionante di fettuccine, per un risto-
rante piuttosto che per due persone. Le stese ad asciugare sulla 
spalliera del letto, sulle sedie, sulla scala a chiocciola, sulle grucce 
dei vestiti. Quel suo muoversi danzante fece scattare una voglia 
vorace, insaziabile, fecero più volte l’amore, poi lei gli offrì l’altra 
faccia della luna, per la prima volta. un’emozione indecente. Il letto 
agghindato dalle tagliatelle sembrava un albero della cuccagna. 
prima di mangiare Elisabetta si fece il segno della croce.
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 20 14/06/16 16:01
21CApItOLO 3
A Marzio restava poco tempo prima che arrivassero quelli del 
dna, con le valigette della polizia scientifica; doveva cercare di ap-
profittarne per indossare la divisa. Quell’atto lo infastidiva, come 
se avesse dovuto recitare una parte, camuffato da sceriffo. 
«Le quattro donne si sono suicidate».
«È presto per dirlo».
«Non avrà mica qualche dubbio?».
Il sindaco tonioli era comparso subito, vestito con eskimo, i 
baffi che puzzavano di sigaro, gli occhi terrorizzati, finalmente 
un’espressione vera. un fatto così gigantesco a Valdiluce avrebbe 
creato problemi al turismo. Ci sarebbero state pressioni da parte 
di qualche politico per minimizzare l’avvenimento. 
«posso vedere la stanza del suicidio?»
«Sindaco tonioli, sta scherzando? Non può entrare», puntualiz-
zò Marzio con fermezza. «La stanza è quella del crimine, non del 
suicidio o di qualsiasi altra cosa».
Kristal si appoggiò alla porta, flebile, della consistenza di un 
bastoncino di pasta sfoglia.
«La prego signor sindaco, non insista». 
«Ma sono anche io un pubblico ufficiale? Ne ho diritto!».
Marzio incominciava a spazientirsi.
«Faccia domanda al ministero, intanto io vado a casa a mettermi 
la divisa». 
tonioli lo inseguì per qualche passo. Odorava di frittata di cipolle 
con vino rosso e crauti.
«pensi se lo scandalo si ingigantisse. Non ci sono misteri da sco-
prire, è stata solo una brutta disgrazia da dimenticare. un incidente. 
Si ricordi che anche lei è di Valdiluce. un suicidio si può accettare, 
un incidente anche, ma un omicidio spazzerebbe via per sempre 
la dignità del paese. Dovremmo chiudere una delle più importanti 
stazioni invernali della nazione. Mettere alla fame centinaia di 
persone, una vera tragedia». 
Marzio pensò che quattro donne morte in quelle circostanze 
misteriose avrebbero comunque suscitato tanta emotività che 
nessuno l’avrebbe potuta governare. Superiore a qualsiasi altro 
avvenimento. più atroce che si fosse spezzato il filo della teleferica, 
o rotta la diga del fiume Lima, o che fossero precipitati a valle tutti 
i tronchi della falegnameria. 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 21 14/06/16 16:01
22 IL SuICIDIO pErFEttO
Il sindaco, curvo sotto le sue responsabilità, odioso, cinico, pensava 
alla sopravvivenza dei suoi quattro hotel.
«Si ricordi, un infortunio è la migliore soluzione, accontenterà 
tutti. In poco tempo la gente si dimenticherà delle quattro ragazze, 
ma se fosse qualcosa d’altro…».
«Sindaco la prego, si allontani da qui».
Capitolo 4
Marzio si denudò completamente. Aveva bisogno di dare aria 
al corpo, togliersi di dosso la morte. Ghiacciato, lui che amava il 
freddo. tremava, anche. Si ficcò sotto la doccia, strigliandosi come 
un animale, sperando che scomparissero almeno le molecole più 
ostili, i batteri di una mattinata assurda, di annacquare il ricordo 
di Elisabetta. Sfregò con il sapone e la spugna fino a farsi male, a 
graffiarsi. Era da tempo che non percepiva i dettagli del suo corpo. 
potente e muscoloso. Invincibile. Anche Elisabetta, giovane come 
lui e nel pieno delle forze, sembrava invulnerabile. In un istante si 
era dispersa nel cielo come fumo da un comignolo.
passò davanti allo specchio. Lui era capace di non guardarsi 
mai, anche per mesi; solo se si feriva con la lametta da barba o 
per qualche foruncolo, allora scopriva di possedere una faccia. 
Nudo non si piaceva, era spaventosamente villoso, da sembrare 
una scimmia. Il pene ciondolava dormiente, inutile. Nonostante 
il terribile momento, l’espressione era pacata. Lo sguardo casto 
di un religioso, quello che aveva fulminato il cuore di Elisabetta. 
Quando lo coccolava, gli carezzava le orecchie, lo mordicchiava 
sul pene, Marzio diventava un bambino stupito. Gli occhi si 
aprivano inermi, anche perché tanta dolcezza nella sua vita non 
l’aveva mai ricevuta. 
Indossò la divisa. Fu come infilarsi in un’altra vita. trafficò con 
la cravatta, era così poco abituato ad annodarla che ci impiegò 
del tempo. Doveva appigliarsi a quelle mostrine; solo con il suo 
lavoro e la testa del poliziotto, sarebbe sopravvissuto. riprese 
tutto il vigore professionale, la voglia di indagare a fondo, di 
scoprire la verità. Di onorare la memoria di Elisabetta. 
La sua Vespa lo attendeva fedele. una certezza, l’unica che gli 
rimaneva. L’accese, quel rumore fragoroso di marmitta e miscela, 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 22 14/06/16 16:01
23CApItOLO 4
il tremolio metallico, tutte sensazioni di casa. Era l’amica che gli 
restava. Quasi per non deluderlo, il motore sembrava più aggressivo, 
un abbrivio nuovo, schioppettava nelle curve, slanciava le marce, 
un diavoletto indomabile. Il caldo che stava intorpidendo anche 
il bosco, nella velocità si tramutava in aria fresca. Marzio respirò 
a fondo, da riempire i polmoni. una scorta che gli sarebbe servita 
nelle prossime ore. torride. 
Al residence trovò una folla di paesani, tutti stretti intorno a 
Kristal. Sembrava un rametto su un’onda anomala. Magrissimo, 
temeva il freddo e non riusciva mai a vestirsi da montanaro. Era 
nato a turpino, una città del settentrione, ma detestava la monta-
gna. Marzio lo guardò mentre tratteneva la calca che si era formata 
intorno al residence. Faceva tenerezza, dov’erano i poliziotti che 
avrebbero dovuto mostrare la faccia dura? 
«Vada subito a mettersi in divisa, si sbrighi». 
Erano necessari dei rinforzi. Marzio sapeva che da lì a un’ora 
sarebbero arrivate centinaia di persone. Carabinieri, magistrati, 
investigatori, un po’ per esibirsi e un po’ per indagare. Soprani 
sarebbe atterrato con l’elicottero. 
Marzio attraversò a fatica l’assembramento. I più ostinati nel 
fare domande furono il solito gruppo di sciatori. profumavano 
ancora di Nutella e Ovomaltina, e per la noia si erano concentrati 
su quell’avvenimento. Superò anche una schiera di paesani, an-
nusò forti ondate di Ginpin, molti di loro erano già ubriachi, un 
modo per affrontare un avvenimento così sconvolgente. Di fronte 
alla porta dell’appartamento 12 trovò Dik, il setter irlandese di 
Osvaldo. Grattava sulla porta, come volesse entrare. Aveva, lui 
cheera sempre tranquillo, gli occhi nervosi, mugolava. Marzio lo 
accarezzò e si accorse che tremava tutto, il manto fulvo percorso 
da un brivido. Dik percepiva qualcosa, un sentimento. Se non fosse 
stata una cosa strana avrebbe giurato che il cane stesse piangendo. 
Marzio portò Dik fuori dal residence. Il setter gli diede un’ultima 
occhiata d’intesa, poi corse veloce verso il bosco di faggi. 
Quando l’ispettore Santoni rientrò nell’appartamento 12, l’aria era 
pulita, la luce livida, come se i quattro corpi diffondessero intorno il 
colore della morte. Marzio riguardò Elisabetta: si era cristallizzata. 
Quella smorfia che non le apparteneva, quasi una maschera, l’aveva 
resa ancor più irriconoscibile. In parte lo confortò, sarebbe stato 
più semplice svolgere le indagini. 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 23 14/06/16 16:01
24 IL SuICIDIO pErFEttO
I resti nella spazzatura confermarono la baldoria. Elisabetta aveva 
cucinato del pesce in gran quantità, gli avanzi ben disposti all’in-
terno dei sacchetti differenziati: da una parte gli organici, poltiglia 
di pesce, spinaci al burro, bucce di mele e torsoli; dall’altra il vetro, 
tre bottiglie di vino rosso e una di Ginpin.
Controllò con molta attenzione il cestino destinato alla carta; non 
c’era nessun messaggio, solo fogli gialli unti del salumiere, alcuni 
contenitori usa e getta, un giornale, gli skypass mai utilizzati, una 
grossa busta di carta grezza. Odorava di pesce. Fazzolettini, alcuni 
sembravano sporchi di vomito. Nel bagno c’era qualche segno, una 
delle ragazze si era sentita male. Molto strano che Elisabetta, così 
precisa, avesse dimenticato di pulire a fondo il lavandino. Quei 
frammenti di spinacio erano un rebus, come il bagno macchiato. 
Difficile pensare a una disattenzione. Elisabetta aveva sistemato con 
zelo la spazzatura, ma era così ubriaca da farsi sfuggire i pezzetti di 
spinacio? un colpo di sonno, forse era sopravvenuto qualcosa. E la 
striscia blu sul polso? Aveva subito un’aggressione? E se qualcuna 
di loro avesse deciso di aprire il gas? una sfida folle alla vita. 
Affogate nel mix micidiale di Ginpin e vino, probabilmente nes-
suna di loro aveva reagito all’odore pungente del metano. Si erano 
adagiate al sonno. un mistero. Quattro donne. un piccolo paese 
di provincia. Mogli represse. Erano riuscite con grandissima fatica 
a liberarsi dei loro mariti. per una settimana da consumare quasi 
violenta, tra gioia e sesso. Ognuna si era fatta l’amante. Elisabetta, 
la cuoca, con Marzio, l’ispettore di polizia detto Lupo bianco. 
Flaminia, la più bella, generosa nelle forme, esuberante, non si 
capiva perché si fosse appassionata a Olinto. un uomo sottile, 
vestito trasandato. Industrialotto, proprietario dell’azienda che 
produceva Ginpin. Anziano, con i capelli tinti di giallo. probabil-
mente Flaminia, che faceva la fioraia, si era lasciata suggestionare 
dalla splendida porsche e dallo chalet che si affacciava sulla valle 
dell’eco. Stefania invece era una giovane parrucchiera molto restia, 
un po’ selvatica, magra e nervosa, brutale e secca nelle risposte. 
Marzio ricordava, quando erano usciti tutti insieme, come lei fosse 
la più taciturna. Osvaldo, l’amante, gestiva il noleggio di sci sulla 
piazza di Valdiluce. Alto e rigido come un trampolino, indossava 
sempre la tuta blu, le mani rugose e tagliuzzate dalle lamine per aver 
messo a posto negli anni migliaia di paia di sci. Sapeva di sciolina, 
catrame, paraffina. un uomo scorbutico che si era ben conciliato 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 24 14/06/16 16:01
25CApItOLO 5
al carattere di Stefania. Stavano sempre in compagnia di Dik, in 
simbiosi quasi. Il setter irlandese aggiungeva un tocco di gioia e 
umanità alla coppia. Forse per questo Dik grattava sulla porta 
dell’appartamento 12, sicuramente il suo istinto aveva percepito che 
era accaduto qualcosa. Si era affezionato a quella donna. Infatuato 
come Osvaldo. Avrebbe voluto salvarle la vita. 
Delle quattro donne, Angela era l’intellettuale. Insegnava storia e 
letteratura, una donna interessante, slanciata, ben fatta, non indos-
sava mai il reggipetto sotto i maglioni aderenti, si intuiva un seno 
piccolo e perfetto, con i capezzoli esuberanti, occhi truccatissimi, 
vivaci e un po’ perversi; parlava forbita, la più borghese, la meno 
bella, aveva accalappiato il playboy, Arturo il farmacista. Lui sem-
brava uscito da una serie televisiva, con la splendida giacca a vento 
bianca. Croce rossa sul petto, occhi a mandorla, alto e magro, una 
fugace esalazione di Vicks Vaporub.
Impossibile immaginare che tutte e quattro, felici di amare per 
gioco o passione, avessero deciso di uccidersi, interrompere il 
futuro, così, senza un motivo.
Capitolo 5
Antonello Soprani, il supercapo, entrò sbattendo la porta nell’ap-
partamento 12 del residence. 
Alto due metri, completo nero, cappello nero, cravatta nera, agi-
tava la sua faccia irreale. Il naso era lungo e sottile, pochi capelli, 
un volto enigmatico da giocatore di poker, quasi mai esprimeva 
emozione. Sbiadito, cercava di confondere sempre l’interlocutore, 
abitudine presa dopo anni di investigazioni. Sulle parole “assassi-
nio” o “suicido” era impassibile, su “cucina” caricava un movimento 
forte del volto, ad “autopsia” diventava arido terreno incolto, sulla 
parola “finestra” arricciava la bocca come un pomodoro. Era stato il 
capo di Marzio, che aveva ricambiato con molte lezioni di sci. tra i 
due era nata una certa confidenza, anche se Santoni faceva in modo 
di non guardare mai la sua faccia di gomma perché disorientava. 
Con gli occhi gelati debuttò nella scena del crimine.
«Caro Marzio Santoni, questa volta c’è un bel problema da risol-
vere, sarà difficile uscirne indenni». 
«una brutta storia».
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 25 14/06/16 16:01
26 IL SuICIDIO pErFEttO
«Omicidio, suicidio, incidente?».
Marzio stava per esporre la sua idea, ma Soprani si appoggiò alla 
finestra. prese colore dalla luce esterna, mimò un sorriso accennato, 
sembrava che un paio di forbici ne avesse tagliato la bocca.
«Queste quattro ragazze hanno scelto il momento migliore per 
morire. Senza neve siamo tutti più tranquilli, non sentiamo il ri-
chiamo di andare a sciare».
Marzio provò ad aggiungere qualche sillaba ma fu di nuovo 
bloccato da Soprani. 
«Appena arriva la neve mi deve insegnare il passo spinta, quest’an-
no voglio vincere i campionati della polizia». 
Camminò a lungo da un corpo all’altro delle ragazze, come giocasse 
ai quattro cantoni. Si fermò al centro. parlò immobile, espressivo 
come una cassetta della posta. Odorava di cornetto mangiato in 
fretta e mal digerito, sulla schiuma di cappuccino.
«Caro ispettore, non può che essere un suicidio o un incidente. 
perché qualcuno dovrebbe uccidere quattro belle ragazze o perché 
quattro belle ragazze si sarebbero dovute far uccidere da qualcuno? 
Hanno scelto liberamente di fuggire alla vita, hanno giocato alla 
roulette russa, aperto il gas e si sono lasciate andare a una volontà 
che nessuno avrebbe mai potuto contrastare. Suicidio o tragico 
incidente. Comunque continuiamo a indagare con coscienza, ma 
il verdetto sarà confermato».
Molti i simboli nel suo discorso, tensione e preoccupazione, ma 
si capiva che aveva in mente una sola idea: questo caso era da 
chiudere al più presto.
Marzio avrebbe voluto fargli molte domande, ma scelse la più 
urgente.
«una delle ragazze, la bionda, Elisabetta, rispetto alle altre ha 
un’espressione stravolta e un ematoma al polso. Cosa ne pensa?». 
Soprani si era bloccato di fronte a un paio di sci appoggiati nell’ap-
partamento 12 del residence, vicino alla finestra, mentre assaporava 
con il pollice le lamine per sentire quanto fossero affilate. Guardò 
a lungo Marzio e gli disse: «La morte fa paura. La bionda l’avrà 
vista in faccia».
«E l’ematoma al polso?»
«Indaghi, Marzio, non le devo insegnare niente».
Soprani controllò che lo sci avesse una bella elasticità, fecescat-
tare l’attacco.
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 26 14/06/16 16:01
27CApItOLO 5
«Io so che lei era l’amante di Elisabetta. È la prima cosa di cui 
sono stato informato, ma ho troppa fiducia in lei, Santoni, una per-
sona irreprensibile, che non si farà mai corrompere dai sentimenti. 
uno dei nostri migliori detective. O forse lo era. Avrà un po’ di 
ruggine nella mente, ma il suo modo di svolgere le inchieste, da 
indiano metropolitano, ci tornerà d’aiuto. Se non avesse perso la 
sua ragazza, potrei dire che ha avuto una gran fortuna. tornare sul 
palcoscenico con un caso così straordinario. Comunque, mi dica 
se vuole continuare le indagini o ritirarsi. Spetta a lei la decisione».
Marzio rispose d’impulso.
«Con coscienza penso di poter fare il mio lavoro, voglio andare a 
fondo, capire che cos’è successo e scoprire la verità». 
Il supercapo lo guardò con una certa ironia.
«Caro Marzio, la verità non sta da nessuna parte, dobbiamo solo 
cercare di nascondere l’obbrobrio, le illusioni, i meccanismi perfidi 
che guidano la mente umana. Su questo caso non c’è nient’altro 
se non la mano sciocca di chi ha voluto togliere la vita a se stessa 
e alle altre».
Lisciò la soletta dello sci. Ne uscì un odore di plastica e sciolina.
«Vedrà, presto ci faremo una bella sciata sulla neve fresca. Co-
munque lavori bene, come al suo solito, e mi chiami per qualsiasi 
problema».
«Vorrei la stessa autonomia che avevo in città. preferirei essere 
indipendente».
«Senza far danni, Lupo bianco. Darò gli ordini appropriati 
perché la lascino lavorare come meglio crede».
«Grazie».
«Ha bisogno di altri collaboratori?»
«Mi basta Kristal».
«Ma quello è un fuscello, vola via al primo colpo di vento».
«Mi serve uno di fiducia».
«Ok, Lupo bianco».
Soprani fece per andare ma si fermò sulla porta, con uno sguardo 
lucente, pieno di fraintendimenti.
«Da uomo a uomo: si è scopato Elisabetta con le manette? Quella 
striscia blu sul polso sinistro la dice lunga. Non c’è niente di male, 
anch’io l’ho fatto qualche volta. Sono perversioni di poliziotto».
Soprani chiuse la porta e lasciò dietro di sé un profumo di vestito 
stropicciato nella notte.
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 27 14/06/16 16:01
28 IL SuICIDIO pErFEttO
Capitolo 6
«piuttosto che tornare domani a Vissone, stanotte ci suicidiamo. 
tutte e quattro insieme».
Giordano, il barman del pino rosso, dove le ragazze avevano deciso 
di prendere l’aperitivo d’addio alle vacanze, confermò all’ispettore 
Santoni che quelle parole erano state pronunciate più volte, anche 
durante i numerosi brindisi. «Stanotte faremo il botto. Stupiremo 
il mondo».
«Ma non era un gioco, una frase tanto per sbalordire?»
«Ispettore, questo non lo so. Certo erano completamente ubriache. 
Ma perché mai insistere tanto ad annunciare una cosa che avrebbero 
fatto veramente? Altrimenti oggi sarebbero tutte e quattro vive. 
Non le pare, ispettore?».
Giordano puzzava di Ginpin. Sicuramente era scosso dall’emo-
zione, ma anche dall’alcol.
«Senti Giordano, concentrati, questa frase è fondamentale: sei 
sicuro di aver sentito dire che avrebbero voluto commettere qual-
cosa di eclatante? Hai capito bene la parola “suicidio”? Non è che 
hanno aggiunto qualche cosa d’altro? Magari tu stavi servendo 
al bar, hai frainteso, non erano presenti persone che potrebbero 
confermare?».
Giordano, che aveva i capelli rossi, magro, vestito sempre da 
cameriere con la giacca bianca e il papillon nero, si irritò. Strinse 
una smorfia. 
«Venga con me, vedrà che non dico stronzate».
Lo portò dietro il banco dove c’era una piccola postazione che 
regolava le varie attrezzature del locale, il pannello della luce, la 
consolle dell’audio, poi uno strumento che sembrava un decoder.
«Lì dentro c’è tutto registrato, video e audio, ogni cosa di ieri sera, 
e vedrà che non sono né sordo né rincoglionito».
«Avete un sistema di videosorveglianza a circuito chiuso?»
«Sì, è in funzione da un anno, serve per la sicurezza. Sei telecamere 
riprendono il locale con angolazioni diverse. Spesso quando arrivano 
le orde di studenti nelle settimane bianche distruggono ogni cosa. 
rubano. Lo abbiamo inserito anche per voi della polizia. Certo non 
avrei mai pensato che sarebbe servito per un caso così clamoroso». 
«Fammi vedere».
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 28 14/06/16 16:01
29CApItOLO 6
«Non so se posso, per la privacy. Non ci vuole un mandato?»
«pigia il dito sul play. Muoviti». 
Giordano si sentì stupido. Aveva avuto tutto il tempo per cancel-
lare il nastro, fingere che fosse rotto. I detective, studiando a fondo 
ogni fotogramma, avrebbero scoperto mille irregolarità sul suo 
locale. Sabato sera non aveva battuto gli scontrini, le ragazze erano 
uscite senza le ricevute. rischiava di finire sotto inchiesta, evasione 
fiscale, l’igiene, il permesso di agibilità, la siae per la musica…
«Avanti, play, play». 
Lo schermo era diviso in sei parti, ogni telecamera offriva prospet-
tive diverse. Sulle prime immagini, Marzio provò disagio. Non gli 
piaceva entrare nella vita privata, scandagliare, analizzare, scoprire 
anche i piccoli imbrogli quotidiani. un sopruso. Come osservare 
dal buco della serratura, una mancanza di rispetto alla memoria 
delle quattro ragazze, ma purtroppo era necessario. 
Il video era già posizionato sul momento dell’ingresso delle ragazze 
nel bar. Giordano aveva già verificato, se lo era controllato prima. 
«L’hai già visto tutto?».
Giordano iniziò a sudare, quella era la prima domanda di un 
inquirente. Si sentiva colpevole comunque, come accade quando 
la polizia interroga. E ti guardano come se fossi nel torto, anche 
se non hai fatto niente.
«Sì, un’occhiata, solo per vedere se c’era qualcosa di strano».
«E che stranezze ci sarebbero dovute essere? Hai niente da ag-
giungere, da dichiarare?».
Iniziava male la mattinata, Giordano, chiuso nell’angolo, tra la 
caffettiera e il videoregistratore.
«Ispettore, non ho commesso alcun reato, ho posizionato il 
nastro e basta, perché volevo collaborare».
Marzio trascurò il balbettare del barman, nel video c’era qualcosa 
di anomalo, le donne non erano quattro ma tre, mancava Elisabet-
ta. Che fine aveva fatto? Flaminia, Angela, Stefania, erano entrate 
cariche di pacchi e pacchettini, probabilmente qualche regalo che 
avevano comprato nel pomeriggio; camminavano strampalate, 
come se non controllassero i gesti. La ripresa non era perfetta, 
ma sufficiente per capire e sentire, accentuava l’instabilità. Erano 
chiaramente ubriache. Marzio annotò l’ora d’inizio del filmato, le 
diciannove.
«È preciso l’orologio?»
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 29 14/06/16 16:01
30 IL SuICIDIO pErFEttO
«penso di sì, mi faccia vedere ispettore, tre sono entrate alle 
diciannove, la bionda invece è arrivata alle venti, me lo ricordo 
perché speravo andassero via, normalmente a quell’ora non c’è 
mai un cliente e così faccio uno spuntino».
Come mai Elisabetta aveva detto, uscendo alle diciotto e trenta da 
casa di Marzio, che alle diciannove avrebbe raggiunto le amiche e 
invece era entrata nel pub alle venti? un’ora e mezzo di vuoto in 
cui non si capiva cosa potesse essere successo. Marzio ricordava 
perfettamente le parole di Elisabetta.
«Devo correre, mi aspettano alle sette al pino rosso, non voglio 
far tardi, è l’ultima sera, la nostra».
Dalle diciannove alle venti, le tre donne nel video avevano riso 
molto, bevuto, ballato. Quasi barcollanti, alla fine si erano sdraiate 
sui divani. Alle diciannove e cinquantotto l’arrivo di Elisabetta. 
Scarmigliata, passo indeciso, come se avesse subito un trauma, si era 
buttata su una sedia. Aveva posato una busta piuttosto voluminosa 
accanto a una poltroncina. 
«Ferma il video della telecamera uno, puoi isolare e zoomare quella 
busta che sta accanto a Elisabetta?».
Marzio era così concentrato che pensò di essere tornato ai tempi 
della squadra mobile. Non valutò che Giordano era solo un barista.
«Ispettore,non sono mica un tecnico della polizia».
«riesci almeno a farmi vedere a schermo pieno la telecamera uno?»
«Sì, ok, ma purtroppo niente zoom».
«ripeti più volte la registrazione».
Marzio esaminò con attenzione la sequenza, la busta che aveva 
con sé Elisabetta era di carta grezza. Nessuna scritta che potesse 
identificarla. Non poteva essere un regalo comprato a Valdiluce. 
Quel tipo di carta non sembrava comune. Elisabetta era uscita da 
casa di Marzio a mani nude, adesso la ritrovava con quel fardello. 
Conteneva qualcosa di pericoloso, di anomalo, dove diavolo lo 
aveva preso? Era molto simile alla busta che Marzio aveva rinvenuto 
nell’appartamento 12, tra i rifiuti della carta. Odorava di pesce. 
Forse del cibo comprato prima di andare al pino rosso. Ma dove? 
Alle diciotto e trenta tutti gli alimentari chiudevano.
Dal video, Elisabetta appariva chiaramente spaventata. Anche i 
suoi lineamenti, sempre addolciti dal sorriso, avevano perso vigore. 
Scabra come un frutto pallido. 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 30 14/06/16 16:01
31CApItOLO 6
«Ragazze fatemi bere, ne ho un gran bisogno».
«Com’è andata?»
«Uno schifo, una merda, non ce la faccio più».
tutte e quattro si erano messe a parlare ad alta voce, l’audio era 
diventato incomprensibile, poi Angela, la professoressa di lettere, 
magra, nervosa, con quel fascino perverso, maglioncino aderente 
che mostrava il petto piccolo, bocca grassa di rossetto, occhi affu-
micati dal trucco pesante, le gambe lunghe nei fuseaux neri, aveva 
zittito tutte e lanciato il proclama.
«Piuttosto che tornare a casa, ci suicidiamo. Tutte e quattro insieme». 
«Stop, torna indietro, fammelo rivedere. Sulla telecamera tre».
L’immagine era chiara, il labiale palese, senza sotterfugi, suono 
micidiale, nessuna imperfezione. Stentoreo il “suicidiamo”. Quel-
la parola, pronunciata in un clima sconcio per l’alcol, acquisiva 
un effetto ingiustamente reale. Il video diventava un documento 
ineccepibile, storico, decisivo per le indagini. Difficile dimostrare il 
contrario. Si poteva chiuder bottega. una sentenza inappellabile. In 
più, Elisabetta, Stefania e Flaminia avevano risposto alla provocazio-
ne, si erano aggregate con entusiasmo alla proposta epica di Angela. 
«Stanotte facciamo il botto!».
«Dobbiamo svalvolare!».
Angela aveva accentuato con piglio deciso il suo pensiero. 
«Basta con questo mondo di merda!». 
L’occhio di Marzio si focalizzò su Elisabetta. Era la più assente, 
a disagio, molto agitata, le occhiaie, mentre avevano unito i calici 
per il brindisi, il bicchiere di Ginpin le tremava nella mano. 
«Metti la telecamera quattro».
Anche Elisabetta ripeteva effettivamente quella frase. 
«Suicidio. Suicidio. Suicidio collettivo!». 
Ossessivamente. Quasi fosse uno slogan politico. Solo l’autopsia 
avrebbe rivelato qualcosa di certo. Marzio si soffermò su quella 
parola: autopsia. Non l’aveva usata più da tempo, suonava estranea, 
ma gli suggerì il confine della situazione. Quattro donne morte per 
il gas, a cui fare l’autopsia. 
Il video continuava con Stefania, Elisabetta, Flaminia e Angela 
barcollanti, chiaramente sbronze, abbracciate tra loro, nel tenta-
tivo di mantenere l’equilibrio. parole confuse. un coro sguaiato, 
allusivo. «Agostino. Agostinooo. Stiamo arrivando. Tutte per te!».
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 31 14/06/16 16:01
32 IL SuICIDIO pErFEttO
«Metti la telecamera cinque, quella sull’esterno del bar». 
Agostino uberti, il custode del residence, le aspettava in piazza 
con il pulmino per riportarle al Bucaneve. Era vestito come sem-
pre, trasandato, la tuta lisa da ex maestro di sci, le quattro ragazze 
lo abbracciavano come fosse un giocattolo. Era molto nervoso, 
tentava di liberarsi dalle loro effusioni. reagì con qualche sgarbo 
e l’espressione inquieta, accentuando il suo stato di “mattarello” 
del paese. Giordano commentò: «Lo stuzzicano perché sanno che 
è inoffensivo, con me, un maschio vero, avrebbero trovato pane 
per i loro denti».
«ti prego, Giordano, queste scemenze tienile per te».
Lupo bianco controllò i divani, le poltrone dove la sera precedente le 
donne avevano brindato. Sotto un cuscino avvertì qualcosa di piccolo, 
di metallico. Lo tirò fuori, era un orecchino d’oro, il suo, quello che 
aveva regalato a Elisabetta insieme ai calzettoni di lana.
****
«Voglio vedere come ti sta. Mettiti l’orecchino». 
«Non posso, sono un poliziotto. È un ricordo di tanti anni fa».
Elisabetta lo aveva appoggiato all’orecchio di Marzio. Scoccava, 
appena si sfioravano, una strana delicata corrente.
«ti dona, sei bello». 
Glielo infilò, quando lui mosse il volto per nascondersi, quel tocco 
di trasgressione amplificò gli occhi azzurri, la bocca tenue, l’aria 
timida. Esaltava la bellezza casta di Marzio.
«Sembri un angelo, il mio angelo custode». 
Marzio la baciò, cercò di indirizzare l’interesse sul suo corpo, ma lei 
lo guardò a lungo, poi disse un’enormità.
«Questo orecchino lo faremo restringere e sarà il mio anello 
quando ci sposeremo».
****
Curioso che Elisabetta avesse perso, un ricordo così importante 
e simbolico per tutti e due. Anche questo particolare, considerato 
come Elisabetta fosse attenta ai dettagli, si aggiungeva ad altri 
piccoli enigmi: i frammenti di spinacio nel lavandino della cucina, 
il cerchio blu sul polso. Adesso l’orecchino. Forse era caduto inav-
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 32 14/06/16 16:01
33CApItOLO 6
vertitamente sul divano. E se fosse stato un segno, un messaggio 
per lui? restava sempre quell’ora e mezzo nel nulla: dalle diciotto 
e trenta alle venti. Mancava all’appello. 
Marzio andò nel bagno del pino rosso, sciacquò il viso nell’acqua 
fredda, si guardò per un attimo allo specchio. I suoi occhi erano 
inquieti, uno sguardo che era una richiesta d’aiuto, imploravano 
di trovare una soluzione, di uscire da quel terribile momento. Il 
ceffone di freddo lo scrollò, riprese in mano se stesso. Le scie visive 
del filmato bollivano come in un pentolone. una flotta di domande. 
«Piuttosto che tornare a casa, ci suicidiamo. Tutte e quattro insieme». 
Era stato un gioco di quattro donne che volevano stupire e stu-
pirsi? Suicidio collettivo, divorzio collettivo, fuga collettiva, gioco 
estremo collettivo, scopata collettiva, trasgressione collettiva. una 
parentesi tonda, niente di più, un richiamo triste alla fine della 
vacanza. Sequestrò il filmato, sapeva che avrebbe prevalso sulle 
indagini, ma non poteva fare diversamente. Il video era una con-
danna certa, un verdetto inequivocabile. Di dubbi ne aveva e più 
procedeva, più si inquietava. Il filmato, tutti lo avrebbero analiz-
zato a senso unico. un documento ineccepibile. Che serviva di più 
per chiudere l’inchiesta? Avrebbe accontentato gli investigatori, 
e confermato quello che tutti volevano sentirsi dire: il suicidio di 
quattro donne ubriache. Le parole di Soprani lo convalidavano. 
«Bravo Lupo bianco. perfetto, una bella base di partenza, il vi-
deo chiude molte delle nostre appassionate fantasticherie. Adesso 
dobbiamo dimostrare se è stato suicidio o incidente. Niente di più, 
niente di meno». 
Suicidio o incidente. Marzio non riusciva a credere a quella di-
namica. “E se fosse stato un omicidio?”. un pensiero ribelle che 
nascose sotto le coperte della mente. Impossibile scoprirlo, neppure 
sotto tortura. Soprani imperterrito macinava i suoi progetti.
«Comunque visto che siamo sotto i riflettori dei media, ispettore 
Santoni, nella conduzione delle indagini sia meticoloso. Anche 
eccessivo nella perfezione. Non trascuri nessun indizio. Si affidi al 
dna. piace molto, riempie la coscienza. passi al setaccio ogni spazio, 
le pareti della stanza, il locale, oggetti, il paese, la gente, vedere 
confrontare analizzare. dna. La parola magica. Affoghiamoci tutta 
Valdiluce dentro. per appagare i giornalisti che ci metteranno a 
nudo, vagheggiando l’ipotesi di un omicidio. L’opinione pubblica 
deve sempre essere accontentata».
SUN064-Tre indaginiper l'ispettore Santoni2.indd 33 14/06/16 16:01
34 IL SuICIDIO pErFEttO
Capitolo 7
A Valdiluce si viveva un gran brutto momento. 
Soprani aveva dato il via alla pratica investigativa più temibile, 
che sempre metteva in atto quando era alle prese con un evento 
importante e drammatico. Il “setaccio”. tutti dovevano rispondere 
su tutto. A un negoziante venivano controllate fatture, licenze, agi-
bilità. un modo per mettere a soqquadro il territorio. Il “setaccio” 
avrebbe posto l’uno contro l’altro, ciascuno a difendere i propri 
privilegi, così nascevano le delazioni, i tradimenti, e se c’era un 
nodo su qualcuno, un sospetto, sarebbe finito sicuramente nella 
trama ordita da Soprani. 
Nel paese si aggiravano molti detective, interrogavano, scandaglia-
vano, controllavano ogni dettaglio, la vita privata, pubblica, fiscale, 
etica, ogni angolo buio era assoggettato alle analisi più scrupolose. I 
poliziotti avanzavano come caterpillar, schiacciavano ogni pudore, 
torchiavano le persone per capire se dietro la morte delle quattro 
ragazze si nascondesse qualcosa di insolito. Nel centro della piazza 
dominava il circo della polizia scientifica, un grande laboratorio 
mobile. 
Il dna divenne un rituale per tutti. Gli ispettori analizzavano, 
incrociavano, sovrapponevano le tracce genetiche degli abitanti 
del paese con le impronte rinvenute nella stanza della morte. A 
Valdiluce ognuno ne parlava ormai con dimestichezza. un contagio 
che raggiunse molte famiglie. Se aleggiava qualche dubbio sulla 
paternità del figlio o sulla fedeltà della moglie, si ricorreva alla 
Genomax, una società privata di analisi. Le richieste erano diven-
tate così numerose che il proprietario ne approfittò per mettere 
in piedi un bel business. Accanto al box della polizia scientifica, 
aveva collocato il suo camper, il più frequentato in quei giorni. 
«Genomax, analisi del dna. risultati: in trentasei ore, centoventi 
euro; in ventiquattro ore, duecento euro». Si facevano gli esami 
come fossero donazioni di sangue. Quello che nessuno poteva 
sapere dalla polizia, lo avrebbe appreso dalla Genomax. Era già 
nata qualche leggenda paesana. 
«Mario, lo spazzino, ha scoperto che il figlio non è suo, ha chiesto 
il divorzio». 
Sembrava che tutti i misteri potessero essere risolti con il dna. La 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 34 14/06/16 16:01
35CApItOLO 7
paura, la curiosità, la voglia di sapere. Le impurità raccolte nelle 
mutande del marito contenevano umori della moglie o di un’altra 
donna? Si era formata una linea d’investigazione che coinvolgeva 
un po’ tutti, parallela alla polizia, del tutto disgiunta da quella della 
morte delle quattro ragazze. Si rischiava di avere altri problemi 
nel paese. Soprani ordinò alla Genomax di ritirarsi da Valdiluce. 
Il camper abbandonò il paese, ma la Genomax fece sapere a tutti 
di essere sempre a disposizione per qualsiasi analisi a domicilio. 
Continuò così lo stillicidio tra moglie, marito, figli, amanti. 
L’ufficio del bio-detective Marzio Santoni assomigliava a un rifugio 
alpino. Sparpagliati qua e là, walkie-talkie, computer, ricetrasmit-
tenti per collegarsi con le piste e con gli impianti delle funivie. A 
ogni angolo erano appoggiati degli sci, quelli che lui utilizzava in 
caso di emergenza. poster del Monte Bianco e del Cervino, la foto 
di un elicottero della polizia, le pelli di foca da applicare sotto gli 
sci, gigantografia di due cervi con corna monumentali. 
Nell’ufficio iniziarono a precipitarsi molte persone di Valdiluce. 
Si formò una lunga fila, tutti volevano parlare con Marzio “per 
comunicazioni importanti o importantissime”. Il povero Kristal 
cercava di arginare questa marea vociante, la porta si apriva e si 
chiudeva come il sipario di un teatro.
«Ispettore, la gente ha paura, vogliono parlare con lei, cercare 
di capire…».
«Bastano i telegiornali. Dica loro di seguirli, così sapranno la 
verità».
«Non è facile, sono preoccupati delle indagini, che i poliziotti 
scoprano qualcosa».
«E che cosa?»
«Che magari non hanno fatto tutte le cose a modo. Il fisco, le 
evasioni, le frodi…».
«È il risultato del “setaccio” di Soprani, sta funzionando».
«È come se la morte delle quattro donne avesse scoperchiato la 
pentola. tutti questi poliziotti che interrogano… La gente ha fiducia 
in lei, sperano di essere compresi, è un amico per tutti».
«Quanti casi di irregolarità ha individuato?»
«tanti. troppi. Il barista ha confessato di aggiungere al Ginpin 
coloranti illegali, il macellaio di aver spacciato per fresca e italiana 
carne congelata rumena, il verduraio di vendere funghi porcini 
russi forse radioattivi, il ristoratore di non aver emesso le fatture 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 35 14/06/16 16:01
36 IL SuICIDIO pErFEttO
alle comitive che venivano con i bus, il droghiere di aver rifilato il 
lampante per olio extravergine d’oliva, al supermarket di vendere 
roba scaduta…».
«Ho capito, ho capito…».
Marzio avrebbe dovuto sbattere in galera un paese intero. Il 
“setaccio” di Soprani, anche se non aveva fatto emergere nien-
te di clamoroso per le indagini, radiografava un piccolo paese 
completamente fuorilegge. In quella confessione collettiva c’era 
anche un tentativo di pulirsi, la catarsi dall’orrore. Svelando le 
loro impudenze si sarebbero tutti sgravati da notti insonni; froda-
re il prossimo era un rovello che pungeva al buio, forse in futuro 
avrebbero rispettato di più la legge. 
«Segua tutto lei Kristal, ascolti ogni persona, non apriamo per 
ora pratiche, intimorisca con imminenti sanzioni, ma vigili, ma-
gari dietro una leggera mancanza si nasconde il peccato mortale. 
Soprattutto stimoli le confidenze».
Kristal si avvicinò, anche lui, per comunicare un pensiero riser-
vato. Odorava di Kinder, nonostante fosse così magro mangiava 
tantissima cioccolata, nel cassetto ne aveva una collezione. Bianca, 
amara, ripiena, al peperoncino. 
«posso dirle quello che mi sembra strano? Non si arrabbi se 
sbaglio».
«prego».
«C’è gente a Valdiluce che non mi piace».
«Faccia l’elenco».
«Il prete».
«perché è un ciccione con la barba lunga?»
«Il benzinaio».
«perché è un guardone, un pettegolo, un nostro confidente?»
«Il sindaco».
«perché è un sindaco?»
«Ispettore, mi sta prendendo un po’ in giro?»
«No, continui a indagare, sono tutte persone che potrebbero avere 
un legame con le quattro ragazze». 
Marzio si alzò, fuori dalla finestra si stavano formando nuvole 
gonfie come pance gravide, sicuramente di lì a poco sarebbe ne-
vicato. Aprì la porta dell’ufficio: delle persone sostavano in fondo 
al corridoio. Capì subito chi fossero. Diradò la fila che aspettava 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 36 14/06/16 16:01
37CApItOLO 7
di essere interrogata, fece spazio a quei quattro uomini, pallidi, 
confusi, inquieti.
«Avanti, fate passare, vi prego spostatevi».
Non potevano che essere i mariti di Elisabetta, Stefania, Flaminia, 
Angela. Entrarono insieme.
«Ci hanno detto che dobbiamo essere interrogati anche da lei».
Marzio fu molto gentile, una situazione difficile. Anche per il 
suo personale imbarazzo. tra di loro c’era il marito di Elisabetta. 
Ciascuno aveva già esibito agli inquirenti il proprio alibi, nessuno 
si era mosso da Vissone sul mare, quindi non potevano essere mi-
nimamente coinvolti nell’indagine.
«Vi porgo le mie più sentite condoglianze. per adesso non mi pare 
che ci sia la necessità di raccogliere altre informazioni. Espletate le 
vostre urgenze con totale autonomia». 
Certamente il più elegante, giacca e cravatta, aria sottile e pulita 
di chi ha svolto sempre un lavoro intellettuale, era il marito di 
Angela, l’insegnante; mentre per gli altri tre, vestiti in modo ordi-
nario, giacca a vento, pantaloni pesanti, cappello di lana, abbigliati 
come i cittadini quando vanno in montagna, odore di naftalina, 
era difficile trovare un riferimento che li collegasse a Elisabetta, o 
a Stefania, o Flaminia.
«Sono a vostra totale disposizione…».
Nessunodei quattro fece delle domande sul procedere delle in-
dagini, sul perché le loro quattro mogli si fossero suicidate, su che 
cosa potesse essere successo nell’appartamento 12 del Bucaneve. 
Osservavano Marzio, muti, con gli occhi quasi sganciati dalla 
tragedia. rassegnati. Niente lacrime. Al di là di essere stati colpiti 
dall’orrore della vicenda, avevano un’aria quasi sollevata. 
Certamente le quattro donne non avevano amato i mariti. Né loro 
sembravano particolarmente commossi. un cerchio senza cuore. 
Si odiavano reciprocamente. La morte li aveva liberati da respon-
sabilità, separazioni, divorzi, litigi. Galleggiava un atroce senso di 
appagamento. Come se il destino avesse appianato, senza lasciare 
sensi di colpa, rancori e contrarietà. tutti santi. Sante Elisabetta, 
Stefania, Flaminia, Angela, santi i coniugi. Marzio notò che, ironia 
della sorte, i quattro si erano raggruppati sotto il poster dei cervi 
con le corna. un accostamento scortese, faceva un po’ sorridere.
«Se non ci sono domande, ovviamente potete andare».
Si fecero liquidare con molto piacere. Marzio continuò i suoi in-
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 37 14/06/16 16:01
38 IL SuICIDIO pErFEttO
contri, dopo i mariti fu la volta degli amanti. Anche loro pretesero 
di essere ricevuti per “comunicazioni importantissime”. 
Arturo il farmacista fu il primo. Bivaccava nel silenzio, armeggian-
do sulla scrivania. Marzio non lo aveva mai visto così teso.
«Ispettore, ho dato ad Angela il psicontral senza ricetta medica».
«Cioè?»
«Il psicontral è uno dei più pericolosi e forti antidepressivi in 
commercio. Ci vuole la ricetta vidimata da un medico psichiatra e 
controfirmata da un presidio ospedaliero».
«perché lo hai fatto?» 
«Sabato sera, per gioco e incoscienza stavamo nella farmacia 
chiusa, eravamo alticci di Ginpin. Mi ha chiesto di far l’amore 
con indosso il mio camice bianco. Era un suo sogno. Ci siamo 
divertiti, è stato bello, poi Angela ha rovistato negli scaffali, 
passato in rassegna le medicine, sembrava una collega, tanto era 
competente; di fronte alla scatola dello psicontral ha urlato di 
gioia come una bambina, mi ha chiesto di regalarglielo. Io ho 
subito rifiutato, ma lei mi ha di nuovo coccolato con la bocca. 
Mi sono fatto imbrogliare. “È l’unica cosa che mi fa dormire, ti 
prego. Se non me lo dai, stanotte sarò insonne pensando al nostro 
addio”. “Ma ci vuole la ricetta per lo psicontral”. “Non ti devi 
preoccupare, l’ho usato tante volte”. Alla sua ennesima insistenza, 
ho ceduto. Le ho regalato due confezioni. Non è che magari si è 
sentita male per quello? Mischiato all’alcol, potrebbe scatenare 
un effetto imprevedibile. una miscela esplosiva. Anche le altre 
tre donne magari lo hanno preso per dormire e il loro sonno si è 
trasformato in tragedia. È un farmaco pericoloso. Mi domando 
se la disgrazia non sia successa per una mia leggerezza». 
Lo psicontral ha sconvolto la mente di Angela, ridotto il senso 
della realtà, fino a spingerla ad aprire il gas? un’ipotesi suggestiva 
che poteva dirottare le indagini sull’incidente. Comunque Marzio 
cercò di tranquillizzare il farmacista. Sembrava fuori di sé.
«Capisco che siamo tutti coinvolti emotivamente, aspettiamo la 
conferma delle autopsie». 
Invece Olinto, il proprietario della Ginpin, al di là del dispiacere, 
che non era certo d’amore, mostrò un’unica ansia. 
«Lupo bianco, prima che scartabellino nella mia vita sappi che 
l’Iva l’ho pagata sempre, ma qualche volta no».
«Sempre o no?» 
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 38 14/06/16 16:01
39CApItOLO 7
«Come si fa a pagare l’Iva sempre, l’unica azienda di Valdiluce, 
che dà lavoro e orgoglio al paese, avrebbe chiuso, se avessi dichia-
rato tutto».
«Senti Olinto, facciamo che questo dialogo non c’è mai stato, la 
tua confessione di non aver pagato l’Iva non sta nella mia memoria, 
ma deve rimanere per forza nella tua coscienza. Sappi comunque 
che quando tutto si sarà tranquillizzato, chiederò su di te un ac-
certamento della finanza». 
Olinto uscì dall’ufficio a testa bassa, penitente ma non convinto. 
Entrò Osvaldo il noleggiatore, accompagnato come sempre dal 
suo setter Dik. Voleva liberarsi dalle paure. Solo con Marzio, che 
conosceva da sempre. Dik leccò le mani a Lupo bianco, poi si stese 
ai loro piedi. 
«È la prima volta che mi capita di tradire mia moglie. È stata 
Stefania a sedurmi, è venuta al noleggio, mi ha chiesto un paio di 
scarponi, non so cosa mi sia successo, ho visto i suoi piedi nudi, 
bellissimi, pallidi, li ho accarezzati, lei era sensibile su quello, ha 
voluto che denudassi i miei, senza calzini facevano un po’ schifo, 
brutti, ma lei ha perso la testa. Ha incominciato a baciarli e siamo 
andati di là nel ripostiglio… È tutta colpa sua, io non c’entro niente. 
Sono stato sedotto. Mia moglie non lo deve sapere, sarei rovinato, 
la conosci anche te Morena, è materiale nei modi, giuralo che non 
lo dirai a mia moglie, che resterà un segreto della polizia».
«per quanto mi riguarda, nessuno lo saprà, ma ti hanno visto con 
Stefania e Dik al pino rosso, al ristorante La Casina, sappiamo 
quello che hai mangiato, filetto con i porcini e fragoline con il ge-
lato. La luce del tuo negozio di noleggio è stata spesso accesa fino 
a notte tarda, uscivano mugolii e sussurri…».
Osvaldo era impallidito, nella sua primitiva animalità pensava di 
essere stato accorto. ricordava un gatto acquattato sotto il letto 
per nascondersi, con la coda fuori, alla vista di tutti.
«Osvaldo non devi sorprenderti, riceviamo circa dieci lettere 
anonime al giorno, dove è riportato con scrupolo ogni dettaglio 
di tutti noi. Me compreso».
un luccicone di paura gli sfiorò il naso.
«tu conosci Morena, mia moglie, mi ucciderà…».
«Non scherziamo. Adesso tranquillo. E non ci pensare».
Osvaldo uscì tetro, come si stesse addensando sulla sua testa un 
cumulo di nubi temporalesche. Marzio rimase solo. Erano le tre-
SUN064-Tre indagini per l'ispettore Santoni2.indd 39 14/06/16 16:01
40 IL SuICIDIO pErFEttO
dici, si diffuse un piacevole silenzio, accompagnato al profumo dei 
mobili d’abete. Lupo bianco appoggiò le mani sulla nuca, allungò 
i piedi sulla scrivania, dondolò la mente, un modo per rilassarsi. 
Morena, la moglie di Osvaldo, era effettivamente pericolosa, 
Marzio l’aveva conosciuta bene da ragazzo, brutta e possente, un 
panzer. All’epoca, sedicenne, Lupo bianco lavorava come raccogli-
tore di mirtilli. unico maschio in un gruppo di sette donne. Con la 
raspa, una specie di pettine di legno, doveva tirar giù cento chili di 
mirtilli al giorno. Morena, avrà avuto trent’anni, ma ne dimostrava 
già cinquanta, prima di diventare infermiera all’ospedale di Vico-
sauro era stata la capa delle mirtillaie. Si incominciava all’alba e si 
finiva al tramonto. tanta fatica e poco spazio per le chiacchiere, ma 
talvolta si aprivano squarci inattesi che non si sa per quale motivo 
prendevano l’abbrivio, magari il tempo, o la luna, qualche elfo 
d’amore che scoccava le sue frecce dal bosco. 
«Lupo bianco, lo sai che hai un gran bel culo?».
Marzio si fece rosso come un pomodoro, si piegò sulle ginocchia 
per impedire che il sedere rimanesse teso, concentrò tutta la timi-
dezza sul rastrello, aumentando la velocità della raccolta. Morena 
continuò a stuzzicarlo.
«Non sprecare energie, ti saranno utili dopo».
Lupo bianco rispose con un filo di voce.
«Dopo che cosa?»
«tu sei maschio e noi femmine, ragiona Marzio, non si lavorerà 
all’uncinetto!». 
I fiati profumavano d’incesto. Quasi un bambino tra nonne, zie 
e mamme.
«Sei mai stato con una femmina?». 
Marzio non rispose, anche perché avrebbe dovuto dire di no. 
Le donne si stavano innescando. Morena gli slacciò la camicia a 
quadrettoni staccando ad uno ad uno i bottoni metallici, gli snudò 
il petto.
«per l’uomo che non deve chiedere, mai».
Marzio fu sommerso dalle mirtillaie. Alda gli arpionò i pantaloni, 
Giuseppa gli sfibbiò la cintura, Morena glieli abbassò fin sugli 
scarponi con le stringhe