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2A AMM Prof.ssa Chiara Beccari ASSANDRI JESSICA BORELLA MARCELLA CHIPE MENENDEZ SUSAN ARIANA CORNALBA DAVIDE DEDE’ SARA DE POLI GADDO MARIO DESSI’ ALESSANDRO DI PIERRO ANGELICA DONATI FRANCESCO GHILARDI LETIZIA GIOVANNETTI ELIAS MAURIZZIO LUIGI GUERINI ALESSIA KUMAR GAGAN LANZI CHIARA MARANGON STEFANO MARIANI FILIPPO MILESI GIADA MORETTI MICHELA NOLASCO DAMAZO JOHANNA LEYDY ROGNONI GABRIELE SUKU BARO TILNEAC ANDREA MAGDALENA TRESSOLDI VLADISLAV 2 B AMM Prof.ssa Elisa Bernardelli BEN HALLA SARA BIONDI ERICA DI GIACOMO MARTINA DOLDI SARA DOSSENA EMANUELA EL MANSOURI HAJAR HUANG HUILIN IACCARIA ALESSANDRO IORDACHE FLORINA LAVINIA LUCIANI SARA MARENZI ALESSANDRO MOMBELLI ENRICO GIUSEPPE PIETRA EUGENIO LORENZO RIZZO MARIO RODILOSSO FEDERICO SAVCHENKO MARIYA VANELLI ALBERTO 2C AMM Prof.ssa Caterina Cagni BIANCHI GIORGIA BOMBELLI NICOLE COCU CRISTINA DENDENA BIANCA ERCOLI PIETRO MORISCO EDOARDO MOTTA LUCA PANZETTI ALICE QUARTANI MICHELE ROBERTS SAMUEL OLU- WASEYI RUSSO LUCA SAVINO ALESSIA SCHIFANO KIMBERLY SIENA DANIELE TRICRICO 2B REL Prof.ssa Rosangela Ogliar Badessi BADALOTTI DENISE BASSO RICCI SOFIA BASTICI ELENA BELLINO VALERIA BENAMIROUCHE BOUCHRA BERGAMASCHI GIORGIA BOMBELLI GRETA DELLA NOCE GRETA DURANTI ALESSIA EL ADRAOUI BADIA GRAVINA MARTINA GUERINI MELISSA INVERNIZZI MARTA KAMESSE DORIS LONGHI MARTINA MANCASTROPPA ALICE MARZANE KHOLOUD MORONI MARTINA PAVLENKO LARYSA SCANDELLI SARA SCHIRO’ FEDERICO VITALONI NICOLO’ 2D REL Prof.ssa Lisa Nicoli ACCETTURA ALESSIA ALVAREZ ROSSI BANT ALESSANDRO CELENTANO MARIKA FACCHI EMMA FATELLO ALESSANDRO FOLTRAN CHIARA GRANATA LAURA GUSMAROLI MICHELLE LO GIUDICE REBECCA SOFIA MARTINELLI ALESSANDRA PACCHIONI NICOLE ANDREA ROSSETTI MARTINA SCARCELLA LUANA SEVERGNINI ERIKA TACCA MARTINA TOSONI GIULIA VAILATI ITZA’ VASSALLI FIONA I Promessi Sposi a Fumetti Progetto didattico realizzato presso l’Istituto Tecnico Statale Luca Pacioli di Crema Progetto grafico: Filippo Rossi Assistente di produzione: Alessio D’Uva Copertina: Bernardo Anichini Supervisione: Valentina De Luca Hanno collaborato: Vincenzo Bizzarri Luca Lenci Un ringraziamento particolare al Preside Giuseppe Strada e alle insegnanti Chiara Beccari, Elisa Bernardelli, Caterina Cagni, Valentina De Luca, Lisa Nicoli, Rosangela Ogliar Badessi, a tutto il personale scolastico, a Lauro Zanchi, Daniele Grosso, Stefano Erinaldi e naturalmente ad Alessandro Manzoni. Gli autori: I PROMESSI SPOSI A FUMETTI ISTITUTO TECNICO STATALE LUCA PACIOLI DI CREMA in collaborazione con KLEINER FLUG Ma qualcuno legge ancora i grandi classici? E prima ancora: perché un libro è un classico, e un altro è un libro e basta? E’ vero che a scuola propiniamo i classici solo perché ce lo dicono i programmi ministeriali? Negli anni della generazione digitale, è sempre più raro trovare giovani veramente interessati semplicemente alla lettura. E allora non potremmo accontentarci anche solo del fatto che un ragazzo ha scoperto che il tempo impiegato su un libro non è solo tempo sottratto a facebook, ma può anche essere tempo passato piacevolmente? E per ottenere questo risultato, non è forse molto meglio un bel giallo, magari un po’ violento, magari un po’ hard, invece di un ponderoso Malavoglia? Per certi versi sono anche d’accordo. Ed è anche per questo che la nostra biblioteca scolastica è costantemente aggior- nata con gli ultimi successi ed è sempre aperta agli studenti. Una biblioteca viva è un posto importante per una scuola attenta. Ma, dicono le mie bravissime insegnanti, vanno certamente bene i libri del giorno, ma i classici sono un’altra cosa, ti danno di più, ti fanno pensare, ti costringono ad approfondire, ti offrono prospettive diverse. Sono lezioni di vita e di varia umanità. Ma nell’epoca di twitter, della società dell’immagine e dell’istante, come coinvolgere uno studente, come appassionarlo a storie e personaggi di altri mondi più lenti, di altri linguaggi più meditati? Noi ci abbiamo provato. Abbiamo lanciato una sfida a noi stessi ed ai nostri amici della casa editrice Kleiner Flug. Abbiamo lavorato come per una ricetta di masterchef : prendi i Promessi Sposi, seziona il testo, dividi i compiti in cucina, prendi un po’ di nuvola, aggiungi una manciata di matite,scegli i colori, sminuzza per bene i personaggi, impasta gli ambienti, amalgama le parti, disponile su uno schermo e servi in classe. Abbiamo scelto i Promessi Sposi. Ma potevamo scegliere un canto della Divina Commedia, Mastro don Gesualdo, l’Iliade, Madame Bovary o un classico qualsiasi. La chiave di volta di questo esperimento è sintetizzabile in una parola : contaminazione. Abbiamo (hanno) provato ad unire il linguaggio del fumetto, fatto di immagini immediate, con l’uso delle tecnologie e dei nuovi linguaggi del web. Abbiamo (hanno) usato la peculiarità dell’aula 3.0 per favorire il lavoro di gruppo, la condi- visione delle idee, lo scambio delle soluzioni, il dialogo a distanza. Abbiamo sfruttato la competenza e la collaborazione eccezionale dei “maestri” fumettisti della Scuola Internazionale di fumetto di Firenze. Ci siamo avvalsi della grande professionalità delle docenti del Pacioli, innamorate del loro lavoro e di Manzoni. Ed è nato questo bellissimo prodotto. E se pensate che quando parlo del prodotto mi riferisca a questo e-book, sbagliate per difetto. L’e-book è molto bello, insperabilmente bello anche dal punto di vista puramente estetico. Ma il prodotto vero e più bello ancora è stato ed è il lavoro delle cinque classi coinvolte. E’ stato incredibile ed anche divertente vedere studenti, altrimenti distratti, disimpegnati, menefreghisti lavorare al testo, proporre idee e situazioni, offrire soluzioni e vie di uscita. Ciascuna classe, ciascuno studente ha dovuto leggersi il romanzo, scegliere dei personaggi, capire le situazioni in cui si trovano, descrivere gli ambienti in cui operano, per poi riprodurli in forma di tavola, di parte della storia. Sembra strano, ma oggi questi studenti e queste classi hanno scoperto cosa fa di un libro un classico. E’ certamente la scrittura, ma è anche la profondità dei personaggi, la complessità delle situazioni, l’intensità dei sentimenti, la visione del mondo trasmessa e la capacità di entrare in sintonia con il lettore. Oggi, se parliamo con questi ragazzi, credo proprio che ti direbbero che i Promessi Sposi sono davvero un libro bello e interessante, che gli è piaciuto leggerlo e che ci hanno scoperto un sacco di cose in cui, ancora oggi, si sono riconosciuti: l’amore, la solidarietà, le contraddizioni, la speranza. Il nostro è stato ed è un esperimento. Un esperimento riuscito, pur tra difficoltà e contraddizioni. Un esperimento che ci ha permesso di produrre e proporre un possibile modello per il futuro. Un esperimento che svilupperemo e che proponiamo alla critica dei nostri venticinque lettori. Gli studenti hanno scoperto un classico. E magari domani decideranno di leggere anche un altro libro. Non importa se un giallo o un classico o un fumetto. Ma un libro. Ed anche questo è un grande passo avanti. Giuseppe Strada sarebbe comodo se manzoni rispondesse direttamente alle nostre domande... già... per esempio, perché nel 2014 dovremmo leggere ancora il suo libro? per volare alto! per farvi capire che la storia di renzo e lucia è la storia dei ragazzi di tutti i tempi! dai, cominciamo! introduzione si innamorano... lottano... voglio provocarvi e costringervi a prendere posizione sui problemi esistenziali dell’uomo! voglio darvi il messaggio che le piccole storie, anche le più umili, fanno parte della grande storia! però, signor manzoni... quanto si muove! noi pensavamo che lei fosse calmo, tranquillo, perennemente seduto inuno studio a scrivere o a pregare! beh, quello è un ritratto... da santo! io sono tra di voi come artista problematico, inquieto... vivo! io sono tra di voi perché vivo in ognuno dei miei personaggi! l’innominato? c’est moi! la monaca di monza? c’est moi! ma adesso... partiamo! ? ? ? ? ? uscite dall’aula e passeggiate con me. a proposito, lo sapevate che sono stato un gran camminatore? ma dove andiamo? venite con me verso l’incipit più famoso della lettera- tura italiana. a osservare dal vivo “quel ramo del lago di como”. mi rac- comando: pronti con lo zoom! per una di queste stradicciole... quel ramo del lago di como, che volge a mez- zogiorno, è tutto a seni e golfi. dall’una e all’altra delle terre che si affac- ciano sul lago corrono strade e stradette... l’incontro con i bravi lei ha intenzione di maritar domani renzo trama- glino e lucia mondella! lor signori sono uomini di mondo e sanno benissimo come vanno queste faccende. il povero curato non c’entra... orsù! questo ma- trimonio non s’ha da fare, né domani, né mai. ma lor signori son troppo giusti, troppo ragio- nevoli... via, vuol che dica il suo nome all’illustrissimo si- gnor don rodrigo? benissimo, e buonanotte, messere. disposto... disposto sempre all’obbedienza. perpetua! vengo! don abbondio, giunto tra il tumulto dei suoi pensieri, alla porta di casa sua... don abbondio e perpetua cos’ha, signor padrone? niente, niente. come, niente? la vuol dare ad intendere a me? così brutto com’è? qualche gran caso è avvenuto. per l’amor del cielo! non fate pettegolezzi, non fate schiamazzi: ne va... ne va la vita! don abbondio, con molte sospensioni, con molti ohimè, racconta a perpetua il miserabile caso. quando si venne al nome terribile del mandante... una piccola bagattella! a un galantuomo par mio! e domani com’andrà? il mio parere sarebbe che, siccome tutti dicono che il nostro arcivescovo è un sant’uomo, dico che lei gli scrivesse una bella lettera, per informarlo... volete tacere? volete tacere? son pareri codesti da dare a un pover’uomo? quan- do mi fosse toccata una schioppettata nella schiena, l’arcivescovo me la leverebbe? basta: ci penserà questa notte. ma intanto non cominci a farsi male da sé, a rovinarsi la salute: mangi un boccone. quella notte... la notte di don abbondio la mattina dopo Renzo si reca da don abbondio per discutere del matrimonio... oggi? abbiate pazienza, ma oggi non posso. e poi c’è degli imbrogli... non so niente... in difesa del mio padrone, posso parlare: c’è bene a questo mondo de’ birboni, de’ prepotenti, degli uomini senza timor di dio... quel benedet- t’uomo del signor curato m’ha impas- trocchiate certe ragioni che non ho potuto ben capire: spiegatemi voi meglio perché non può o non vuole maritarci oggi! dunque parli! le prometto che fo uno sproposito, se lei non mi dice subito il nome di colui! don... “don rodrigo.” e lucia? lucia non ne ha mai detta una parola a me! al suo promesso! renzo camminava a passi infuriati verso casa, senza aver determinato quel che dovesse fare, ma con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. dominato da questi pensieri, s’avviò a casa di lucia, ch’era un po’ fuori del villaggio. renzo arrabbiato lucia! per oggi, tutto è a monte. e dio solo sa quando potremo essere marito e moglie. ah! fino a questo segno! dunque voi sapevate...? ora vi dirò tutto. con voce rotta dal pianto, lucia racconta come pochi giorni prima le era passato innanzi don rodrigo, in com- pagnia di un altro signore e li aveva sentiti ridere forte e dire “scommettiamo”. il giorno dopo, li incontra di nuovo e don rodrigo diceva “vedremo, vedremo.” ho raccontato tutto a padre cristoforo, l’ultima volta che siamo andate insieme alla chiesa del con- vento. e lui m’ha detto che cercassi d’affrettar le nozze il più possibile che potessi, e intanto stessi rinchiusa, che pregassi il signore. a casa di lucia sentite figliuoli, date retta a me. io son venuta al mondo prima di voi e il mondo lo conosco un poco: il diavolo non è brutto quanto lo si dipinge. a noi poverelli le matasse paion più im- brogliate, perché non sappiam trovarne il bandolo ma alle volte un parere, una parolina d’un uomo che abbia studiato... andate a lecco e cercate del dottor azzecca- garbugli, rac- contategli... ma non lo chiamate così, per amore del cielo! lo conosco di vista. dottore le devo parlare. venite, figliuolo. così, attraversando i campi, se n’andò per viottole, ruminando il discorso da fare al dottor azzecca-garbugli. si può parlare al signor dottore? date qui, e andate innanzi. azzecca-garbugli c’è penale a minacciare un prete? prendete i vostri capponi e andatevene! in verità io non l’ho mai avuto! io non ho mai minacciato nessuno e non ho mai avuto a che fare con la giustizia... diavolo! non sa- pete spiegarvi! quel prepotente di don rodrigo... eh via! andate! sapete leggere? un poco, dottore... allora seguitemi: se bene... per la grida d’ordine del signor duca di feria ai 14 di dicembre 1620... l’illustriss. et eccentiss... gonzalo fernandez de cordova... comin- ciando dagli atti tirannici... così nelle città come nelle ville... renzo torna a casa da lucia e agnese. chiedono l’aiuto di fra cristoforo... platonus... vidit ferrer... che sia matrico- lato costui... vi siete però fatto tagliare il ciuffo, siete stato pru- dente. fate luogo. fate luogo voi, la dritta è mia. sì se l’arroganza de vostri pari fosse legge per i pari miei. co vostri pari è sempre mia. nel mezzo vile meccanico o ch’ io t’insegno una volta come si tratta co’ gentiluomini. voi mentite che io sia vile. il sole non era ancor tutto apparso all’orizzonte, quando il padre cristoforo uscì dal suo convento di pescarenico per salire alla casetta dov’era aspettato. non era sempre stato così, né sempre era stato cristoforo: il suo nome di battesimo era Lodovico...andava un giorno per strada, che vide spuntar da lontano un signore tale... il passato di fra cristoforo cristoforo! zock! riflettendo quindi a’ casi suoi, sentì rinascere più che mai vivo e serio quel pensiero di farsi frate, che altre volte gli era passato per la mente: gli parve che dio medesimo l’avesse messo sulla strada, e datogli un segno del suo volere. e, dovendo, secondo l’uso, lasciare il suo nome, e prenderne un altro, ne scelse uno che gli rammentasse, in ogni momento, ciò che aveva da espiare e si chiamò fra cristoforo, come uno dei bravi che l’accompagnava. dopo aver parlato con renzo e le donne, fra cristoforo si mise subito in cammino, verso il covile della fiera che voleva provarsi d’ammansare. padre, padre, venga pure avanti: qui non si fanno aspettare i cappuccini, noi siamo amici del convento. al castello di don rodrigo non è lei... il pa- dre cristoforo di pescarenico? per l’appunto. sarà per fare del bene. se ne può fare per tutto. bramerei di parlare da solo a solo con don rodrigo, con suo co- modo, per un affare d’importanza. ehi! ehi! padre riverito, avanti! avanti! intanto si porti da bere al padre! per bacco, non sarà mai vero che un cappuc- cino vada via da questa casa senza aver gu- statodel mio vino! eccomi a’ suoi comandi. certi uomini di mal affare hanno messo innanzi il nome di vossignoria illus- trissima, per far paura a un povero curato, per impedirgli di compiere il suo dovere e soverchiare due innocenti. io non so quel che lei voglia dire: non capisco altro se non che ci dev’essere qualche fanciulla che le piace. e non si prenda la libertà d’infastidir più a lungo un genti- luomo. parlo come si parla a chi è abbandonato da dio e non può più far paura. sentite bene quel ch’io vi pro- metto: verrà un giorno... buongiorno, venivo solamente per dire una pa- rolina a tonio... se vuoi tonio, per non disturbar le tue donne, pos- siamo andare all’osteria. tu hai un debito di venticinque lire col signor curato. io te lo posso saldare e in cambio tu mi fai un favore. intanto, nella casetta di lucia, erano stati messi in campo e ventilati disegni de’ quali ci conviene informare il lettore. agnese aveva maturato un progetto... renzo e tonio va bene. a domani. il signor curato va maturando certe ragioni senza sugo per tirar lungo il mio matrimonio. mi dicon di sicuro che, presentandosegli i due sposi, con due testimoni e dicendo io: questa è mia moglie e lucia, questo è il mio marito, il matrimonio è bell’e fatto. m’hai tu inteso? cosa succede? cosa ci fate qua a quest’ora? buonasera perpetua. siamo qui per sal- dare il debito con don abbondio. zitti zitti, nelle tenebre... il matrimonio a sorpresa buona sera agnese, di dove si viene a quest’ora? è arrivato tonio per saldare il suo debito. buona sera perpetua. vengo da... e se sapeste... entrate voi, che vengo anch’io. dirà il signor curato, che sono venuto tardi... vediamo... mi son fermata di più, appunto, in grazia vostra. oh perché? sicuro ch’è tardi. son venticinque ber- linghe nuove, di quelle col sant’ambrogio a cavallo. ora mi darà la collana della mia tecla. è giusto. ...non vi siete sposata perché nessuno vi ha voluto: nè Beppe Suolavecchia, nè Anselmo lunghigna... son tutte bugie. oh la bugiardona! chi è costei? non me lo domandare che non mi piace metter male... perché una donna mi ha detto che... guardate se si può inventare, a questo modo. in quanto a beppe tutti sanno e hanno potu- to vedere... misericordia! cos’è stato? cosa c’è? cosa c’è? signor curato, in presenza di questi testimoni... aiuto! tradimento! ? misericordia! la gente cominciò ad accorrere sulla piazza, e ingrossava ogni momento. dio sia benedetto! questo paese non è sicuro per voi... e così renzo e lucia sono costretti a scappare verso il convento di pescarenico... la lettera andate a milano... ...e portate questa let- tera al padre bonaventura. il cuor mi dice che ci rivedremo presto... “addio casa natia... addio, casa straniera... addio chiesa...” addio ai monti la mattina seguente... arrivederci! arrivati a monza... signora illustrissima... illustrissima: mia figlia aveva in odio quel cavaliere. è necessario nasconderla! la monaca di monza siete ben pronta a parlare! reverenda signora... quello che le ha detto mia madre è pura verità. ...a voi credo... state zitta voi! non sono state adoperate minacce...? la vera risposta a una tale domanda si affacciò subito alla mente di gertrude. bello eh. il passato di gertrude l’aspetto di gertrude, la monaca, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattu- ta, sfiorita e, direi quasi, scomposta. La nostra infelice era ancor nascosta nel ventre della madre, che la sua condizione era già ir- revocabilmente stabilita. Rimaneva soltanto da decidersi se sarebbe un monaco o una monaca. Era essa l’ultima figlia di un certo principe, gran gentiluomo milanese, che poteva contarsi tra i più doviziosi della città. Il contegno del principe era abitualmente quello d’un padrone austero; ma quando si trattava dello stato futuro de’ suoi figli, dal suo volto e da ogni sua parola traspariva un’immobilità di risoluzione, una ombrosa gelosia di comando, che imprimeva il sentimento d’una neces- sità fatale. ahahah! le si faceva sentire che c’era un mezzo di riacquistar l’affetto della famiglia. Di rado, e solo a certe ore stabilite, era ammessa alla com- pagnia de’ parenti e del primo- genito. Tra loro tre pareva che regnasse una gran confidenza, la quale rendeva più sensibile e più doloroso l’abbandono in cui era lasciata Gertrude. Nessuno le rivolgeva il discorso. ahahahah! Dovette però accorgersi che un paggio, ben diverso da coloro, le portava un rispetto, e sentiva per lei una compassione d’un genere particolare. Il contegno di quel ragazzotto era ciò che Gertrude aveva fino allora visto di più somigliante a quell’ordine di cose tanto contemplato nella sua immaginativa. Il terrore di Gertrude, al rumor de’ passi di lui, non si può descrivere né immaginare: era quel padre, era irritato, e lei si sentiva colpevole. Le parole non furon molte, ma terribili: si prometteva, si lascia- va vedere per aria, un gastigo oscuro, inde- terminato, e quindi più spaventoso. che è che non è, una mattina, fu sorpresa da una cameriera, mentre stava piegando alla sfuggita una carta, sulla quale avrebbe fatto meglio a non iscriver nulla. Dopo un breve tira tira, la carta rimase nelle mani della camerie-ra, e da queste passò in quelle del principe. Quella che pareva più proba- bile, era di venir ricondotta al monastero di Monza e di starvi rinchiusa chi sa fino a quando! che volete bravo giovine? saprebbe insegnarmi la strada per il convento dei cappuccini? renzo riconosce quella gran mac- china del duomo. renzo a milano intanto... ?! 11-12 alcuni, tra la folla, vorreb- bero uccidere il vicario, ritenuto responsabile di quell’affamamento. altri invece lo difendono. renzo viene sballottato tra gli uni e gli altri. il vicario si dimette e dichiara di dedi- carsi a vita di eremita. ma i tumulti continuano e renzo si trova a fare un’orazione contro i prepotenti. esau- sto, finisce per trovare un’osteria, l’osteria della luna, dove mangia l’ultimo dei pani che aveva raccolto al forno. dichiara di averlo avuto gratis e questo insospet- tisce i presenti. intanto renzo beve un bicchiere di vino di troppo e continua le sue orazioni, attirando su di sè gli occhi dell’oste, che finisce con il denunciarlo alla polizia come uno dei capi della rivolta. renzo al- lora è costretto a fuggire da milano. renzo fugge sulle rive dell’adda ho bisogno di un gran favore... e bene, cosa devo fare? andate al convento dei cappuccini. sentite lucia... tornate presto. a monza, intanto... gertrude era stata con- vinta da egidio, un suo vecchio amante a consegnare lucia all’innominato, il potente a cui don rodrigo aveva chiesto aiuto per rapire la povera lucia. lasciatemi andare! coraggio! il rapimento di lucia chi siete voi? chi ve lo può aver comandato? zitta! lasciatemi! lasciatemi andare! “trasportiamoci al castello dove l’infelice è aspettata.” tump! apri! chi t’ha detto che tu la buttassi là come un sacco di stracci, sciagurata? alzatevi. v’ho detto che non voglio farvi del male. dialogo tra l’innominato e lucia perché m’hanno presa? perché sono qui? dove sono? cosa le hofatto? in nome di dio... dio, dio, sem- pre questo dio! coloro che non possono difendersi da sé, sempre han questo dio! dio perdona tante cose per un’opera di misericordia. domattina ci rivediamo, vi dico. io muoio! vergine santissima! aiutatemi! fatemi uscire da questo pericolo, e fo voto a voi di rimaner vergine... il voto di lucia la notte dell’innominato no! che sta succeden- do? da tanto tempo, tante volte, avrei dovuto venir io da voi. da me, voi? sapete chi sono? v’hanno detto bene il mio nome? voi avete una buona nuova da darmi! la conversione dell’innominato dio v’ha toccato il cuore. no! non sapete tutto ciò che ha fatto questa mano che volete stringere! dio è veramente buono! io mi conosco ora! ah! non perdiamo tempo! sapete di dove sia questa povera nostra travagliata? una buona nuova io? ho l’inferno nel cuore! e così il cardi- nale federigo e l’innominato vanno a liberare lucia... andate ad aspettarmi nella sala grande. figliuoli. dio misericordioso mi ha chiamato a mu- tar vita: e muterò. chi vuol restare a questi patti, sarà per me come un figliuolo. pensateci questa notte. per ora ritiratevi ognuno al suo posto. perchè non avete voi unita in matrimonio quella povera lucia col suo promesso sposo? se è vero che, prima di tutti codesti casi, abbiate rifiu- tato di celebrare il matrimonio, quando n’eravate richiesto, nel giorno fissato; e il perchè? veramente... se vossignoria illustrissima sapesse... che intimazioni... che comandi terribili ho avuti di non parlare... che sarebbe la chiesa, se codesto vostro linguaggio fosse quello di tutti i vostri confratelli? dove sarebbe, se fosse comparsa nel mondo con codeste dottrine? ora, purtroppo, non hanno bisogno di voi e non avete occasione di far loro del bene. ma chi sa se dio misericor- sioso non ve ne prepara? dialogo fra il cardinale borromeo e don abbondio Le ultime notizie del rapimento di Lu- cia, della conversione dell’Innominato e della successiva liberazione della giovane, giungono anche al paesello dei promessi sposi. intanto arriva anche il cardinale federigo, il quale incontra don abbondio... al lazzaretto renzo decide di tornare al suo paese, ma prima si ferma a milano... può esser gastigo, può esser miseri- cordia... benedicilo, e sei benedetto. oh! fra cristoforo! renzo riconosce don rodrigo, infelice, immoto. pallido il viso e sparso di macchie nere, come nere ed enfiate le labbra. don! ora va... sii preparato a rice- vere notizie, belle o brutte. comunque ti aiuterò. don! sto bene quando vi vedo! vi saluto: come state? lucia! v’ho trovata! ah... renzo perché siete voi qui? ho fatto una promessa alla madonna... un voto! lucia è convinta di non poter infrangere il voto ma renzo la fa parlare con fra cristoforo, il quale scioglie il voto. renzo e lucia tornano al paese, mentre fra cristoforo cade per la peste al lazzaretto... la peste finì e si portò via molte persone... ma finalmente... finale oh signore benedetto! e così... oh no! cosa vuole anco- ra quel giovine? ehilà don ab- bondio! le è poi passato quel dolore di capo? questo matrimonio non si può fare! v’ho forse detto di no? è solo che... don rodgrigo è morto! l’ho visto con i miei stessi occhi! e non sto mentendo! e noi possiamo confermare. abbiamo anche delle prove se non ci crede... ah! è morto dunque! è stata una gran scopa questa peste: ha spazzato via certi soggetti... quindi... domenica vi sposo in chiesa! lei sa benech’ eravamo venuti appunto per questo. dopo molti se e molti ma... venne quel benedetto giorno, i due promessi andarono, e con sicurezza trionfale, festeggiarono e per bocca di don abbondio si ritrovarono sposi. non si pensò più che a fare i fagotti e a mettersi in viaggio per la nuova patria: un paesino in provincia di bergamo. prima che finisse l’anno del matrimonio, venne alla luce una meravigliosa creatura: maria. con il tempo ne ven- nero quant’altri e agnese era affaccen- data a portarli qua e là, chiamandoli cattivacci... e stampando loro in viso de’ bacioni, che lasciavano il bianco per qualche tempo! e vissero tutti felici e contenti. epilogo io ho imparato... “...a non bussare alle porte;” “a non mettermi un campanello al piede;” “a non alzare il gomito;” “a non predicare in piazza.” io di guai non ne ho cercati... ...sono loro che hanno trovato me! i guai vengono spesso, perché ci si è dato cagione; ma la condotta più cauta e innocente non basta a tenerli lontani. questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia... ...la quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scrit- ta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. ma se in- vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta. FINE